Banchi di scuola e studenti disinteressati

Se ci si mette a fare una sorta di mappa che descriva la situazione della scuola in Italia, le idee si arruffano e lasciano sulla propria fame. Lasciamo parlare le cifre: gli alunni italiani nella materie letterarie e in matematica hanno perso diversi punti nel giro di pochi anni. Adesso sono al ventiseiesimo posto, contando anche le situazioni più disastrate. Gli studenti italiani costano il 24% in più dei loro colleghi stranieri. Sono tra i ragazzi che passano più ore in classe o, comunque a scuola. Gli insegnanti sono troppi e i lori esili stipendi assorbono la stragrande maggioranza degli investimenti destinati alla scuola. Con qualche altra osservazione, non è impervio immaginare un paese che da tempo ha lasciato il compito di preparare il futuro alla buona volontà dei singoli. Ciò perché da tempo la scuola è considerata prevalentemente come un problema occupazionale o come un insieme di spazi da occupare.

Perché non si deve arrivare magari presto al plenum dei docenti? Il passaggio da un insegnante a due o tre o quattro è stato motivato è stato motivato soltanto da esigenze pedagogiche? Si tratta di preparare i giovani a un lavoro redditizio e dignitoso, non di creare delle occupazioni per gli insegnanti. Se si punta quasi soltanto a curare le intelligenze d’eccellenza, i docenti spesso perdono l’orientamento del loro lavoro. I politici, con gli esperti che talvolta non sono stati quasi mai in classe, hanno così buon gioco nel prendere tra mano  il manubrio della macchina scolastica. Per dimostrare il teorema, basterebbe prendere tra mano molti libri di testo. Divagazioni. Giochetti. Favole fuori tempo e fuori luogo.

Bisogna riflettere non solo sul destino della scuola, ma sul futuro dei nostri ragazzi. I quali, in mancanza d’altro, si danno al diversivo del bullismo. Non si gridi allo sfascio. Se insegnanti e genitori si mettono d’impegno a comunicare valori autentici e apprendimenti di lavoro, si può essere certi che la situazione cambia. Non siamo al capolinea della disperazione. Dopo di che, i docenti documentati e volenterosi si assumono il lavoro anche di aspiranti lazzaroni.



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