La ruota che salva i bambini

 

Sembra che la notizia sia da collocare nel Medioevo o poco più in su. L’uso è continuato fino a 80 anni fa. Dunque, deve trattarsi di una prassi non irrilevante: nei secoli passati la vita anche nel suo momento di inizio era considerata un dono e una preziosità immisurabile. Adesso siamo di fronte a un carnaio dove chi non riesce a difendersi con le proprie forze viene trutinato e nemmeno sepolto: i poveri resti dei piccoli morti vengono utilizzati per la fabbricazione di cosmetici, o vengono buttati nelle fogne senza un brivido di orrore. Frutti di aborto. Conseguenze di colpe che non hanno ancora perso un pizzico di vergogna. O anche soltanto un fastidio piccolo, piccolo da tirar grande con tutte le noie che si possono prevedere. Si butta e chi s’è visto s’è visto. Macché mistero della morte. Macché accenno di un rito religioso. Un fastidio di cui liberarsi e amen.

         Nei secoli scorsi la vita era più complicata, ma più pulita e la coscienza più serena. Se nasceva un bimbo fuori norma, frutto di adulterio o di peccato, ci si guardava bene dall’eliminare una vita umana capace di sorriso e di consolazione: una vita che provocava gioia, ma senza troppa poesia sdolcinata.

         E allora, che si faceva? Si andava alla ruota del convento della borgata: si metteva il bimbo nello scompartimento apposito e si aspettava che questi piangesse e urlasse fino a richiamare l’attenzione della portinaia o della superiora. Così era per gli orfanotrofi. Forse non erano le soluzioni ottimali, ma almeno la vita umana era salva e la comunità in cui nasceva si mobilitava per adottare e crescere il bambino. Poi si pretese di risolvere il problema, eliminando il problema. Non eliminando i rimorsi che rimangono sul cuore per tutta la vita. Notizia di questi giorni: la società tecnologica che dovrebbe essere senza sentimenti, non riesce a sopportare il pianto e il sorriso di un bimbo che non ha chiesto di venire al mondo. Nella culla termica del Policlinico Casilino è riiniziato l’uso di deporre i bimbi orfani e senza nessuno che li curi. Perfino il ministro della Sanità, che pure permette di ammazzare gli infanti ancora nel ventre materno, invita a ricorrere a questo metodo di salvezza. Negli ospedali o in “ricoveri” dove i piccoli siano protetti, nutriti ed educati.

Quella che sembrava barbarie si rivela più umana della nostra società evoluta e asettica.

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