Siamo in clima di rivisitazioni storiche. Forse perché la storia più vicina a noi ci ha riservato orrori e delusioni, ci si è messi a dissacrare anche il passato.
Pure per il Vangelo si pretende la verità oggettiva e basta. Quanti erano i Magi che son venuti dall’Oriente? Chi erano? Come si chiamavano? Donde arrivavano? E son persone vere, o ricostruzioni allegoriche?
Istintivamente, mi verrebbe da dire che sapevan meglio le cose coloro che ne scrivevano quasi a ridosso dei fatti, che non noi, con tutte le nostre tecniche di interpretazione.
Ma capisco gli ipercritici. I quali devono almeno riconoscere che Gesù è nato e che è stato visitato anche da gente estranea a Israele. Ciò è sufficiente per dire che Cristo è la manifestazione di Dio in forma umana; è il Verbo di Dio incarnato; è il salvatore di tutti, ebrei e pagani.
In fondo, è questo il senso dell’Epifania: la Rivelazione di Dio.
Se si rimane delusi di fronte a questo mistero, è perché la nostra corta veduta scientifica non sa scoprire il mistero. Vuole tutto chiaro e distinto, mentre Dio è ancora più semplice. Vuole tutto constatabile e misurabile, mentre Dio sfugge alle nostre prese.
Chissà. Per intuire l’arcano di Dio che si comunica a noi, serve anche la testa che pensa; ma soprattutto occorre il cuore che accoglie.
Sì, il cuore che accoglie. Poiché il Dio che si dona a noi non è la conclusione delle nostre ricerche. E’ un dono, appunto, che va ricevuto con stupore e gratitudine.
Occorre avvertire il vuoto che strugge nell’animo e chiede di essere colmato. Poi si comprende perché Dio ha tolto il velo che lo separava da noi.
Che altro è l’Epifania? E i “Magi” non sono ogni uomo insoddisfatto che attende Dio?