Punire i clienti delle prostitute?

“Il Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti”, un organismo vaticano formato da persone di varie nazioni e di diversi  continenti, è giunto, giorni fa a una conclusione che è anche una proposta da consegnare ai governi delle  varie nazioni: visto il  dilagare del fenomeno della prostituzione soprattutto per le strade, si puniscano non  tanto le vittime di questo mercimonio – le donne - , quanto piuttosto i clienti che se ne servono  per le loro frustrazioni, per le loro rivalse, per i loro istinti di dominio, per le loro voglie di possesso. Non a caso si parla spesso, per questa prassi diffusa, di umiliazione e, anzi, di schiavitù della donna. Per completezza, il documento, non  chiede soltanto una pena pecuniaria, ma una vera e propria condanna, sia pure non eccessiva, che però in qualche modo umilii il “reo”.

Subito è scattata la buriana dei commenti. Chi approva senza riserve e anzi plaude a una misura di fermezza protesa alla moralità della vita pubblica. Chi recrimina i soliti sconfinamenti del Vaticano nella conduzione dei governi: il Vaticano che vorrebbe trasformare i peccati in reati e, per l’Italia, instaurare una sorta di regime komeinista.

Il problema esiste, e non è di poco conto. A parte il fatto che bisognerebbe correggere gran parte dei programmi di loisirs  televisivi. I quali si svolgono nelle case. Ma si potrebbero riaprire le “ case chiuse”, dopo la legge Merlin. Le difficoltà aumentano quando non sono soltanto le donne di strada a vendere il proprio corpo per guadagnasi  da vivere in modo non del tutto faticoso e avaro. Rimane l’umiliazione, certo. Ma anche per gli uomini non è, questo esercizio, una commenda o una medaglia al valore.

Ci fossero migliaia di Don Benzi, si potrebbe anche tentare una campagna di pulizia delle strade da questo sconcio. Il fatto è che di Don Benzi non ce ne sono molti. E gli stessi critici della proposta vaticana si dimenticano di botto della schiavitù a cui queste donne dicono che sono ridotte, mentre  ricorrono al registro frusto della laicità dello Stato e della libertà di comportamento laico.

Forse si potrebbe arrivare a una soluzione – per quanto lieve e provvisoria – se si considerassero “colpevoli”  e le prostitute e i clienti. Ma chissà. Quando una società è marcia, si può impugnare la ramazza, ma rimane sempre qualche lato di sporcizia.

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