Più coppie di fatto
meno matrimoni

Stando a rilevazioni del Centro Internazionale Studi Famiglia, i matrimoni sono scesi da 317 mila a 261 mila all’anno nel periodo tra il 1981 e il 2001. Più avanti, nel periodo tra il 1993 e il 2001 le coppie di fatto sono salita da 227 mila a 453 mila. Le cifre vanno prese come approssimazioni, almeno quelle riguardanti le coppie di fatto. Il fenomeno, però, descrive una tendenza. Per stare in campo ecclesiale, secondo stime approssimate, il 50% dei fidanzati che frequentano i corsi prematrimoniali sono già conviventi.

Al punto che anche qualche vescovo auspica una regolamentazione delle coppie di fatto, che faciliterebbe l’assegnazione delle case popolari, le visite in carcere, le norme  sull’eredità, quelle sull’espianto degli organi ecc. Ovviamente rispettando l’unica figura naturale della famiglia, che è quella fondata sul matrimonio, per chi crede.

Si noti: la distinzione non è più chiaramente tra matrimoni religiosi e matrimoni civili. Ciò significa, forse, che quando cade la dimensione religiosa – almeno implicita - a cui è collegata la componente ecclesiale che giustifichi la decisione  sacramentale del matrimonio il quale fonda la famiglia, il matrimonio civile non regge a lungo; si sposta quasi inevitabilmente verso la convivenza e basta. Se non avviene una inversione di rotta, chi si sposa in chiesa constaterà di essere l’eccezione guardata con invidia o con disprezzo, non importa.

Le cause di questa scelta sono molteplici: un lavoro provvisorio, condizioni economiche difficili, volontà di non ripetere quello che si considera un errore ecc. Soprattutto, però, è da considerare una concezione dell’amore assolutamente personale che poggia sull’emotività più che su una scelta involontaria e irrivedibile. Se si vuole, la causa prima di questa situazione è la volontà di salvare una libertà di scelta non tutelata e stimolata da un patto eterno tra gli sposi e aperto a nuove vite. La libertà viene qui concepita e vissuta come spontaneità non normabile. Si comprende così tutta la stantia letteratura che considera il matrimonio come tomba dell’amore. A dir le cose come stanno, è la paura di impegnarsi in modo esclusivo e per sempre, che tiene lontano dalle nozze. Paura che si può intuire, senza un aiuto divino.

C’è già chi prevede, anche da parte della Chiesa, un’accettazione prossima del cosiddetto Pacs, vale a dire del patto civile di solidarietà per le coppie conviventi anche omosessuali. Non si corra troppo. E la Chiesa non può disporre un sacramento a prescindere dalla volontà di Cristo. Col tempo si vedrà chi raggiunge una più duratura e compiuta felicità.

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