Un Mistero a cui aderire

Il 17 dicembre inizia in tutta la Chiesa cattolica – e anche altrove – la Novena del Natale.

Che cosa significa Novena del Natale? Significa che i grandi avvenimenti non vanno programmati e attesi come fulmini senza preavvisi: come acquazzoni a ciel sereno.

Ai fatti anche minimi significativi per l’uomo, bisogna preparare il cuore. Ricordate il Piccolo Principe che alla volpe la quale gli si avvicina, raccomanda di non fare passi troppo lunghi, perché bisogna predisporre l’animo a un incontro desiderato? E il Piccolo Principe dice alla volpe: “ Bada di non arrivare troppo presto; se no non riesco a riscaldare l’animo per accoglierti come devo”.

Fuori favola. Se il Natale arrivasse non si sa quando né come; se i doni che si attendono cadessero dal soffitto senza preavviso, che altro farebbero, se non svegliare di soprassalto?

A ben guardare, l’umanità ha atteso secoli, prima di ricevere il Redentore: viveva nel peccato, marciva nella colpa, soffocava in un’aria greve e irrespirabile, ma non aveva nemmeno il coraggio di mendicare, o di pretendere addirittura, che arrivasse il Liberatore. O meglio, lo  invocava  perché il Signore sospingeva l’animo a cantare sottomesso, o a supplicare: “ Pregate o cieli, dall’alto e le nubi piovano il Giusto”.

Ciò che ha nulla a che fare con la Befana, con Babbo Natale o cincischierie del genere: queste cose si comprano al supermercato, magari giocando sul prezzo per tirarlo più basso possibile. E poi, non saziano un unghia di cuore: lasciano l’animo dell’uomo freddo, ghiacciato, tremebondo, solitario come era prima. E la disperazione fa capolino senza annunciarsi. Anche nei piccoli. I quali almeno si perdono e si spaventano della solitudine in cui spesso vivono.

Se uno non si dà da fare per preparare il presepio, al posto della grotta può mettere un panettone – attenzione che non sia scaduto -; se uno non mette l’asino e il bue accanto al Bimbo che nasce, sappia che va verso la prossima glaciazione; se uno si dimentica o lascia fuori grotta Giuseppe e la Madre del Bimbo, sappia che il Bimbo è giunto come un sasso tirato da un monello; se uno lascia vuota la mangiatoia, sappia che il bue e l’asino trangugeranno il fieno senza conseguenze; se uno lascia i pastori silenziosi e le pecore sbandate, sappia che il presepe manca della compagnia dell’uomo e degli animali teneri e carezzevoli come gli agnelli. Poi ci sono le colline da cospargere di borotalco che fa la neve e tante altre cose.

Se poi manca Gesù Bambino, sappia che Maria e Giuseppe sono degli abusivi che hanno occupato una stalla vuota.  Una stalla vuota perché i signorotti si sono serrati a quattro mandate in casa dal momento che fa freddo e non vogliono essere disturbati.

Ecco allora la domanda: Gesù Bambino è davvero un disturbo? Viene senza scardinare la porta: lascia che i genitori bussino dolcemente e che la grotta si apra con un tepore consolante.

E poi gli angeli. Non so che pezzo di musica classica eseguono: se Bach o Hendel. So che consolano l’animo e a modo loro gli strumenti accolgono Gesù, il Salvatore del mondo. Un orchestra che era peggio di una banda di paese all’improvviso s’intona e prende il tempo giusto, quello che tocca il cuore e muove i pastori a vedere che cosa è mai capitato.

I genitori non imbroglino i ragazzi dicendo che il presepio è una sceneggiata e un trucco. Non c’è nulla di più vero. E se riescono a cavare un moto di coraggio – dolce coraggio – si mettano a pregare con i bimbi. Senza la preghiera il presepio è solo una stalla. Ma se la preghiera si rivolge al Bambino tremante e sorridente, allora si illumina la vita e in casa ci si trova uniti e lieti. Se no, Natale è una specie di funerale in bianco e profanante.

 

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