Cristiani e musulmani, equivoci che rimangono

Ieri, com’è noto, papa Benedetto XVI ha ricevuto le maggiori autorità religiose e civili dell’islam. L’invito che il papa ha espresso è apparso – volens nolens – come un terzo tentativo di chiarimento dopo il discorso di Regensburg circa i rapporti tra cristiani e musulmani. E’ indispensabile leggere con attenzione il discorso di Benedetto XVI per non confondere uno sforzo di riappacificazione con l’ammissione di un errore: ammissione che non è mai stata espressa.

Un conto è ciò che il papa e i diversi rappresentanti musulmani – poiché sono molti e non hanno un’autorità che interpreti unitariamente il pensiero e l’atteggiamento dell’islam – hanno detto. Rimane, però, il fatto che l’incontro la cui iniziativa è partita dal papa lascia nella gente comune che si documenta sulla grande stampa l’impressione quasi di una richiesta di scusa.

Rimangono, dunque, equivoci che non possono non essere chiariti. Un primo. Se rimane una distinzione tra religione e conduzione civile di paesi guidati mediante la legge cranica, non si riesce a capire perché mai vengano ricevute insieme autorità statuali e autorità che dovrebbero essere sacre. Ammesso che ci si voglia accordare con i musulmani, l’intenzione è di far pace, in qualche modo, con l’islam, o con i governi retti a statuto islamico?

Secondo equivoco che permane. Il papa non poteva non richiedere la reciprocità in fatto di dialogo religioso. Ma l’islam è pronto a questo passo? Non si dice se sia disponibile subito a un confronto paritetico, ma se almeno si stia avvicinando a un colloquio dove le due parti in causa si stanno misurando sulla verità. Anche qui, si starà a vedere. Diversamente, il passo della parte cattolica apparirà ancora una volta come un atto di buona volontà che non trova riscontro con l’interlocutore. Ciò vale per l’aspetto politico. Vale ancor più per l’aspetto religioso.

Terzo equivoco. Se ci si vuole confrontare sulla verità di una religione o di un’altra, bisogna trovare una base comune su cui misurarsi. Se no, ci si limita a ripetere ciascuno la propria lezione senza muovere un passo verso una conclusione.

Qui il problema diventa trepido. Il cattolicesimo è aperto a qualsiasi lembo di verità e di valore che incontra anche nelle religioni apparentemente più lontane e contrastanti. Cattolico dice “secondo il tutto”. Non rifiuta nessuna anima di verità, anche se deve rivedere le singole affermazioni e la sintesi della fede: purché si rimanga nelle convinzioni sempre affermate. E questo proprio perché il vero è aperto al tutto. Se, invece, le certezze singole e il credo di una impostazione religiosa si pongono come intoccabili e non possono essere applicate, secondo misura, alla mentalità contemporanea, allora invece di ragioni tra i dialoganti si contrappongono cazzotti.

Speriamo di no. Il Signore assista il papa.

Instagram
Powered by OrdaSoft!