I modi per negre gli angeli, ai quali si credeva, invece, da piccoli, quando lo sguardo non era ancora offuscato da poca scienza e molta sfuocata fantasia: i modi sono rimasti desolatamente gli stessi. Di solito si comincia dai demoni. Li si stempera in una nube di cattiveria, in un sogno di aggressività, in una proiezione di paure che si hanno in animo, in una fabulazione di rimorsi ecc. e con ciò si tenta di eliminarli. O non si eliminano per niente, dal momento che, dopo tanti sforzi, Satana permane nella sensibilità umana anche se una eccessiva spigliatezza gli rompe le corna, gli taglia la coda e gli riaggiusta gli zoccoli fessi.

Per gli angeli buoni, invece, l’obiezione contro la loro esistenza nasce da un concetto di creazione da parte di Dio, che assomiglia più a una operazione di un ragioniere taccagno – mi perdonino i ragionieri – che alla bellezza e all’onnipotenza di un Dio infinito. Per questa mentalità gretta non si crea nulla che non sia assolutamente necessario. (Necessario a che cosa?). E, siccome non si capisce bene che cosa debbano fare gli angeli, ecco che li si elimina. E si finisce per non capire più né il mondo né Dio. La creazione si svolge entro lo schema del minimo indispensabile. Un’immaginetta. Altro che universo.

E invece. Invece, Dio creando, sciala. Non sta a contare le gocce di pioggia. Non lesina sui fiori disseminati nei prati: sulle montagne ne fa crescere anche là dove nessuno verrà a coglierli e nemmeno a vederli. Sparge sistemi solari per contare i quali non bastano i computer più potenti: son numeri che fan girare la testa. A primavera rende pronto il polline tra gli alberi sciupandone la gran parte che non maturerà mai. Crea figli senza avarizia, poiché gode nel giocare con gli uomini. (Chissà poi che cosa ci trovi in questo divertimento) a rischio di venire tradito. E’, questo, un rischio che egli corre per contemplare il sorriso di un santo.

Gli angeli. Già, gli angeli. Quanti sono? Mah. I profeti e l’Apocalisse danno numeri che frastornano. Diecimila. Diecimila. E così via. E che cosa fanno? Ci custodiscono dal male. E non si pensi che questa tutela sia utile soltanto per bambini: divenuti adulti, abbiamo maggior bisogno di essere protetti, custoditi, illuminati. Fatti adulti abbiamo anche maggiore bisogno di essere custoditi, illuminati, guidati e governati: nessuno assicura che con l’età la vita si rende più pacata e forte, meno balzana e meno violenta. E ogni uomo ha accanto, appena inizia a vivere, un angelo nuovo di zecca, non riciclato, per sorreggerlo.

        Viviamo in un secondo mondo dove siamo visti nell’intimo senza a nostra volta vedere nemmeno la crosta delle cose. E gli angeli sono suddivisi per schiere: gli angeli, gli arcangeli, i troni, le dominazioni, le virtù, i principati, le potestà, i cherubini, i serafini: tutti con la loro invisibile e sgargiante divisa; tutti disposti per cori dove la sinfonia placa ed esalta il cuore: una bella compagnia dove ci muoviamo e non ci occorre il codice stradale per non urtarci, poiché sono puri spiriti: si attraversano o ci penetrano e ne escono senza frastuono e urtoni.

        E vegliano su noi perché il mondo non diventi un bailamme ed evitiamo i pericoli. (Ricordate la mamma che ci faceva recitare l’Angelo di Dio  e il Gesù d’amor acceso tutte le volte che ci si metteva in viaggio?). E ci aiutano a evitare i pericoli del corpo e dello Spirito. E si divertono con noi.

        Si divertono e cantano soprattutto nella liturgia.

        Sopra ogni coro in chiesa ce n’è sempre un altro che fa unità, tempo e melodia. E tengono allegri. E aiutano a sperare che le “inutilità della bellezza” sono più necessarie delle cose necessarie che si vedono e si toccano. L’accento della considerazione non va posto sul demonio, quasi Dio avesse creato il bene e il male. Dio ha creato – anche negli angeli – una libertà finita che è rischio e destino. Può far diventare la corte del regno dei cieli, così come può ridurre a un pianto disperato ed eterno.

Dio ce ne scampi.

        La bellezza? Per fare che? Per stare allegri nel Signore della gioia e della gloria. Queste cose le intuisce chi le pregusta nel contatto con Gesù e nella prossimità ai fratelli.

        Ci aiutino i cori degli angeli: anche quelli che ci accompagneranno al riposo eterno. Dove ritroveremo i santi che ci hanno preceduti. (A proposito, la liturgia non mette spesso insieme gli angeli e i santi? La compagnia euforica e soave di Cristo, il sommo liturgo e l’unico Salvatore di tutti).

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