“Dèmose de fa. Semo romani. Volèmose bene”. Ecco le parole che, tra le altre, il Papa ha rivolto ai preti della diocesi di Roma in apertura della Quaresima e per le quali il quotidiano La Padania, organo politico leghista, è insorto come davanti a una scorrettezza “inquietante” di Giovanni Paolo II. E pazienza se il giornale politico avesse protestato per il “dèmose de fa” che indica l’opposto del carattere che di solito si riconosce agli abitanti dell’Urbe. I quali, risaputamene, non sembrano affaccendaticome manager a rispondere a innumerevoli telefoni sulla scrivania, a firmare contratti d’affari in serie, a volare da un continente all’altro per stipulare compravendite, a dirigere aziende sconfinate. Si affidano alla flemma eterna più che alla fretta un poco nevrotica degli abitanti delle metropoli industriali.

         Macché. Il quotidiano leghista se l’è presa con  “Semo romani” che un parroco ha suggerito e che il Sommo Pontefice ha ripetuto. Un siparietto divertente si è trasformato in una questione di Stato. Quando manca il senso dell’umorismo. Quando si vuole sfruttare ogni occasione ai fini di prossima campagna elettorale. Si finisce magari per fare la figura dell’ignorante.

         Civilmente - a parlare preciso – il Papa non è romano, a meno che ci si voglia rifare alla cittadinanza onoraria conferitagli benevolmente da Veltroni.       Affermare “semo romani” nel contesto di un incontro  tra il Papa e i preti della sua diocesi significa soltanto: viviamo nella tradizione di romanità che si è rinnovata nel Cristianesimo e che ci porta tutti. “Civis romanus sum” è il principio a cui Paolo si è appellato di fronte a Sesto che rappresentava l’autorità imperiale. Pietro, poi, anch’egli muore a Roma. Ecco il punto: anche i ragazzi della Prima Comunione e della Cresima sanno che, dal punto di vista religioso,  il Sommo Pontefice è capo di tutta la Chiesa proprio perché è vescovo di Roma. Del resto, papa Giovanni Paolo II è stato vent’anni vescovo di Cracovia ed è da venticinque vescovo di Roma. Si ricordano queste cose? E Dante osa perfino asserire: “Onde Cristo è romano”. Proscriviamo il sommo poeta? Gridiamo al sequestro di Cristo?

         La Lega può essere ciò che vuole, ma si registri nel suo rapporto con il Cattolicesimo: talvolta sembra bigotta, talaltra anticlericale, talaltra ancora – forse più spesso – disinformata e sbandata. Regali pure un vocabolario di lingua lombarda – se c’è al Papa. Il quale potrà salutare in milanese, o in varesotto o in bergamasco o in veneto i pellegrini. Purché la cosa rimanga anche a loro sul piano del motteggio e non diventi una rivendicazione. Spiace.

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