Spunti di adorazione eucaristica

Meditazione conclusiva della solennità del Corpus Domini

Como, Cattedrale, 18 giugno 2006

 

Signore Gesù, permettimi che rubi parole sante a un tuo amatissimo fedele mentre era nella strada avventurosa ed esaltante della conversione.

Poche righe. Ma che dovrebbero essere interiorizzate in modo vitale, così da sentirle come l’eco di una fascinazione, di un innamoramento nei tuoi confronti.

Soltanto così la vita si compie nella pienezza della comunione con te. Fa’ che queste brevi parole si imprimano nella mia mente e nel mio cuore, così da cambiarmi la vita, rendendola attualità della tua e complemento di ciò che manca alla tua passione per il Corpo mistico che è la Chiesa.

 

1. Signore Gesù, se mi guardo nell’intimo; se riesco a decriptare l’enigma che sono; se vado al fondo del cuore così da intuire veramente chi sono e di che cosa ho bisogno, mi accorgo di giacere nel peccato, impaurente o lieve che sia. Avverto che la mia esistenza non ha raggiunto il suo vertice, se non tende alla perfezione cristiana nella identificazione con te che sei presente nell’eucaristia. E ogni esperienza di colpa è una delusione che potrebbe stroncarmi le forze e la volontà di ripresa. Sono fatto per la santità.

Anima di Cristo, santificami.

 

2. La colpa mi rende arido l’animo e offuscato l’occhio così che tutto si riduce alla vanità delle cose che si vedono e passano e lasciano il cuore vuoto e accartocciato, privo di slanci e destituito di entusiasmo.

Ho bisogno di essere redento. E la redenzione esige da me la sofferenza affrontata senza lamenti, unita al tuo sudar sangue, tremare di spavento, chiedere di essere liberato dalla sofferenza e poi tacere mentre ti inchiodano le mani e i piedi, e ogni lembo di dolore è destinato all’umanità e a ogni uomo: a me, anche.

Corpo di Cristo, salvami.

 

3. L’esistenza scorre monotona e deludente, se non si aggrappa a te e non si lascia da te trasformare. Le persone perdono valore. Anche gli avvenimenti più straordinari appaiono delle ovvietà a cui si può anche non badare. Ho bisogno di un entusiasmo che mi faccia scoprire le bellezze più vertiginose anche nelle vicende più usuali. Ho bisogno di stupirmi per conoscere a fondo le meraviglie dell’amore che mi dimostri in tutta la tua vita e soprattutto nel tuo spirare per la salvezza di tutti. Attendo uno scossone perché sappia leggere i misteri più profondi anche negli accadimenti più banali. Attendo la capacità di entusiasmarmi anche di fronte alle cose che non vedo e che sono più vere e reali di quelle che cadono sotto i miei sensi.

Sangue di Cristo, inebriami.

 

4. Hai versato pienamente il tuo sangue sulla croce, e col sangue dell’eucaristia è uscita l’acqua del battesimo. Spesso mi sento arido come se fossi davanti al nulla, mentre sono prostrato di fronte a te che sei l’assoluto Verbo incarnato. E non mi basta lo studio dei libri per intuire la realtà di questa salvezza. Avverto l’esigenza di essere lavato con l’acqua del tuo fianco e di essere abbeverato con il sangue che esce dal tuo cuore. Sento nostalgia di purezza e della vertigine che mi prende quando mi lascio assumere e trasformare da te.

Acqua del costato di Cristo, lavami.

 

5. Signore Gesù, ci hai redenti non per burla o con una finta di donazione. Parlare della tua passione significa essere come presi dai brividi, poiché tu hai pianto e gridato di fronte alla volontà del Padre che ti voleva sulla croce.

Adesso questo dolorare indicibile è assunto e trasfigurato nella resurrezione che ti pone glorioso alla destra del Padre. E io sono ancora nel cammino dell’esilio. E ho bisogno di vigore per spingere un passo dopo l’altro verso la gloria che ti circonfonde e che costituisce la mia speranza.

Passione di Cristo, confortami.

 

6. Se analizzo le mie esigenze e le mie attese, non so che cosa esprimerti. Ho l’impressione di essere cieco di fronte alle mie attese più profonde. E se anche ti esprimo qualche domanda, m’accorgo, presto o tardi, che non è ciò di cui veramente avevo bisogno. Poiché solo tu conosci l’uomo. Solo tu mi scruti e mi conosci nelle mie esigenze più vere.

Ti prego: aiutami a capire ciò che devo supplicare dalla tua bontà. Mostrami ciò di cui veramente mi preme per arrivare alla vetta della perfezione cristiana e alla santità più alta che tu mi prometti.

O buon Gesù, esaudiscimi.

 

7. La compenetrazione con te, a cui mi chiami, non si arresta alla superficie della tua vicenda. Deve raggiungere i punti più dolenti e più gloriosi del tuo morire e del tuo risorgere: i punti dove la sofferenza che ti ha condotto alla croce ti è schizzata nel cuore e nella mente con una violenza inimmaginabile. Devo collocarmi nei fori delle tue mani e dei tuoi piedi e del tuo costato, dove la cattiveria umana ha cercato le pieghe più dolenti della tua agonia. E se mi metto nelle tue piaghe, so che anche a me sono riservati i colpi dei chiodi e la trafittura della lancia. Ma occorre pure che abbia il coraggio – e tu mi dia la grazia – di assumere queste decisioni.

Nelle tue piaghe, nascondimi.

 

8. Vivo nella provvisorietà di una grazia sempre fragile e incerta. Sono costantemente sotto la seduzione del maligno. Raggiungerò la definitività soltanto alla soglia del tempo, quando mi darai l’abbraccio finale senza fine e sarà gioia piena e irrivedibile.

Ora devo vigilare perché la tua esistenza nella mia esistenza è sempre nel rischio di essere persa e tradita. Il peccato sta in agguato ogni giorno nel mio trascorrere delle ore brevi e interminabili. Mi si impone una vigilanza che tenga lontano la tentazione e ancor più il peccato. Tienimi stretto a te.

Non permettere che io mi separi da te.

 

9. Il mondo non pensa così. Eppure, la vita umana e cristiana è una lotta contro chi vuole sottrarmi da te: il nemico che intende sedurmi mostrandomi beni limitati e transeunti e distogliendomi dalla felicità che mi aspetta nella comunione con te. Non mi indurre in tentazione. Non lasciare che il nemico mi ghermisca e mi soffochi.

Dal nemico maligno, difendimi.

 

10. Sono incamminato verso l’incontro eterno e glorioso con te. Ho paura del dolore che mi attende. Ho paura di non essermi giudicato come tu mi giudichi implacabilmente e pietosamente. Ma verrà l’ora dell’ultimo respiro, quando non avrò più nulla da donarti se non me stesso con le mie fragilità e i miei pentimenti. In nome della tua misericordia, accoglimi.

Nell’ora della mia morte, chiamami

 

11. Allora, se il tuo perdono mi avrà raggiunto e l’avrò accolto, mi getterò ai tuoi piedi e mi lascerò abbracciare come un figlio pentito che attende la conclusione di una vita scarabocchiata e protesa all’incontro con te.

Comandami di venire da te.

 

12. Allora non sarà soltanto la letizia incontenibile che scoppierà nel cuore che si unisce e quasi si identifica con il tuo. Ritroverò le persone care che mi hanno lasciato prima del mio morire. Sarò come abbacinato dalla comunione innumerevole dei santi – centoquarantaquattromila – e godrò di una compagnia inesausta e gioiosa all’inverosimile.

Comandami di venire da te a lodarti con i tuoi santi nei secoli dei secoli.  Amen.

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