Apertura della Quaresima

Omelia nella Messa del Mercoledì delle Ceneri

Como, Cattedrale, Mercoledì, 9 febbraio 2005

Iniziamo la Quaresima. Iniziamo la Quaresima con il rude e affascinante rito delle Ceneri e con il Vangelo che traccia lo stile della vita cristiana che rinasce e si sviluppa.

  1. Due sono le formule che si possono usare quando riceviamo le Ceneri che ci vengono imposte sul capo: la prima dice: “Convertitevi e credete al vangelo”; ma si può anche dire: “Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai”.
    L’accenno nemmeno troppo velato alla morte potrebbe indurci a comprendere questo gesto come un momento lugubre proteso a metterci paura. E infatti, il tema del morire rimane tra i più evitati nella cultura contemporanea. Si deve pensare e ci si deve parlare come se fossimo eterni, mentre i segni del tempo si imprimono nel nostro volto, e si avverte una pesantezza sconosciuta anni addietro, e si sperimenta una povertà graduale di vocabolario e di idee che talvolta umilia. La tentazione è quella di vedere la morte come il decadere di una vivacità che ci abbandona: come il correre verso una voragine che ci distrugge e non lascia nulla di noi stessi.
    E invece. E invece il morire, pur riducendoci in polvere, ci si disegna davanti come la scelta più alta, più limpida e più libera a cui tende tutto il nostro essere nel tempo. Quella polvere è ciò che rimane di un abbraccio indisgiungibile tra il nostro io e il Signore Gesù che ci aspetta nella Comunione dei Santi. Il giudizio avverrà come il cadere di un’attesa nelle braccia di un Dio che giudica amandoci, poiché è morto per noi sulla croce. Le Ceneri, poi, rimangono come segno e promessa della risurrezione che verrà alla fine dei giorni.
    La conversione, allora, ci appare come una preparazione serena e impegnata a questo incontro finale, quando saremo liberamente costretti a rendere conto del nostro amore o del nostro centrare tutto su noi stessi.
  2. Ed ecco il Vangelo di Matteo che traccia le grandi strade della conversione e della santità.
    L’elemosina, dapprima. Il privarci di qualcosa a cui abbiamo attaccato l’animo per condividere i nostri beni con chi è meno fortunato di noi. Si tratta di assumere con estrema serietà questo impegno, che deve incidere sul nostro bilancio per dar vita a una fraternità che abbracci le persone più vicine e più bisognose. Sono chiacchere le affermazioni di povertà che talvolta sentiamo emettere, senza che ne seguano delle espressioni concrete. E una famiglia non sopporta disuguaglianze troppo marcate e ingiuste di possesso di beni tra i diversi membri.
    C’è, poi, il capitolo della preghiera: una preghiera non ostentata, ma consumata faccia a faccia, cuore a cuore con il Signore che vede nel segreto. La Quaresima deve segnare il coraggio di “ perdere tempo” per Dio. E’ questo, il motivo della nostra gioia e della nostra responsabilità. Sarà la messa quotidiana? Sarà la meditazione ripresa?
    Sarà il Rosario sgranato come mezzo per unirsi a Dio attraverso Maria? Comunque deve essere l’accostamento al sacramento della Riconciliazione che ci rende consapevoli del male che vive in noi e che siamo capaci di compiere, così come ci inclina a gustare la misericordia del Signore la quale ci consegna alla vita di ogni giorno rinnovati nei nostri propositi. La meraviglia di questo rito sacramentale è che si pone come reiterabile. Ciò significa che Dio non si stanca del nostro tradirlo e del nostro dimenticarlo e ci dà ogni volta la possibilità di riiniziare la perfezione cristiana che raggiungeremo e che sarà donata.
    Terzo elemento di santità è il digiuno. Il digiuno minimo a cui ci lega la legge ecclesiastica: una legge che sembra più di una nonna che di una madre quale è la Chiesa: magro e digiuno oggi e il Venerdì santo, magro gli altri venerdì. Qui, però, si apre tutto un campo di possibilità per dominare le tendenze disordinate che covano nell’animo e nel corpo. Ci si può mettere a studiare con serietà; ci si può dedicare ai lavori più umili e spesso trascurati; ci si può legare a propositi di austerità che provocano una leggerezza salutare per noi, obesi membri di una società sovralimentata. Così si pregherà anche meglio. Si sarà più lieti.

L’augurio è che si giunga alla Pasqua dopo aver percorso un cammino di conversione per incontrare il Signore risorto dopo averlo seguito nelle strade del dolore. E Maria ci assista.

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