Il Vangelo e la libertà

Omelia nella Messa del Mercoledì delle Ceneri

Como, Cattedrale, 25 febbraio 2004

Sono ancora impossibilitato a essere tra voi in occasione dell’apertura della Quaresima, a causa della malattia che ancora mi trattiene in casa. Non intendo, però, esimermi dal mio dovere di vescovo. Con Paolo dirò: “Fratelli, noi fungiamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro”.

Vorremmo riflettere un poco sul rito severo e redimente dell’imposizione delle ceneri. La liturgia propone due formule che possono essere usate durante la cerimonia. La prima è: “Convertitevi e credete al vangelo”. La seconda è: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. Non si tratta di due frasi fra cui scegliere in base all’emozione del momento o alla impostazione della propria spiritualità. Le due affermazioni vanno tenute insieme perché ci ricordano la complessità semplicissima della nostra salvezza.

  1. “Convertitevi e credete al vangelo”. Ci viene richiamato che la Quaresima non è tempo di tristezza. La buona notizia del Regno ci viene annunciata. Il Signore Gesù stesso si rende presente tra noi per ripetere i quaranta giorni della sua penitenza. Invitandoci a questa decisione, egli non ci introduce in un universo cupo e senza speranza: ci apre l’orizzonte della sua misericordia e della sua grazia santa per rinnovarci, così che a Pasqua ci troviamo pronti a condividere con lui la gloria beata della risurrezione.
    La Quaresima si illumina, in tal modo, di una fiducia che ciascuno di noi deve coltivare in cuore: Cristo glorioso ci toglie dal peccato e ci introduce nella sua vita beata dandoci fin d’ora anticipazioni della gloria che dobbiamo raggiungere oltre la morte.

 

  1. “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. Ed ecco siamo condotti all’altra frase che, a una prima veduta, ci appare truce, e invece è semplicemente benevola. Non dobbiamo pensare la morte come un cadere in un nulla senza fine, come l’annientarci che sfibri ogni nostra consistenza. La morte è innanzitutto dialogo e incontro: è il muovere i nostri passi verso il Signore Gesù che ci attende; è il buttarci nelle braccia del Fratello maggiore che è diventato la primizia di ogni creatura.
    In questo senso, di là da ogni apparenza, il morire non è lo svanire di un io incerto; è il supremo atto di libertà che è posto nelle nostre mani e che non possiamo evitare. Cristo ci accompagna ogni giorno della nostra vita, ma v’è un giorno – un momento – che riassume tutta la trama della nostra esistenza e che decide di metterci con lui o contro di lui. Si tratta di una scelta autonoma, motivata e tenace come nessuna delle nostre scelte disseminate lungo giorni stanchi e inconcludenti. Si tratta di una scelta che non è più rimandabile, quando il Signore Gesù chiama. Qui siamo costretti ad agire con autonomia suprema. Qui ci si impone una decisione irrevocabile.

 

  1. Le due formule ci dicono: la prima, che Dio si protende verso di noi e vuole salvarci; la seconda, che Dio non ci impone la sua grazia: esige che la accettiamo scientemente e deliberatamente.
    Dobbiamo ritornare a Dio con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Dobbiamo invocare: “Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al vituperio e alla derisione delle genti”.
    Il messaggio si fa esplicito nel vangelo secondo Matteo. Dobbiamo stabilire, per il tempo di Quaresima, gesti precisi di elemosina che ci facciano condividere il nostro benessere con la miseria di chi soffre. Dobbiamo pregare, perché qui sta l’incontro tra l’uomo che supplica e Dio che accoglie, tra la miseria e la misericordia, tra la debolezza e la forza di un coraggio che riveda l’orientamento di tutta l’esistenza. Dobbiamo digiunare, vale a dire saper rinunciare non solo al superfluo ma anche a ciò che può apparire necessario in una vita flaccida e sfatta. Questa rinuncia ai piaceri della carne – secondo la concezione di Paolo – ci dà la capacità di avvertire in maniera acuta e tenerissima la comunione con Dio che ci apre sulla carità verso i fratelli.

 

Il papa ha segnalato le esigenze dei bambini poveri del mondo. La diocesi ha preordinato un piano di aiuto alle missioni. La pastorale ordinaria creerà occasioni particolarmente intense di conversione. Ciascuno di noi deve stabilire nel proprio cuore un programma di vita che renda la Quaresima periodo di stupore di fronte al vangelo che ci viene consegnato, e periodo di decisione verso la santità, come l’evocazione della morte ci invita e quasi ci costringe a fare. E il Signore sia la nostra gioia e la nostra forza.

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