Austerità scolastica

Non vorrei cavare dalla tradizione nemmeno troppo lontana il senso di una disciplina che sapeva più del militare che del gioco. La campanella dell’inizio – e soprattutto della fine- dell’ora di scuola doveva trovare gli alunni immediatamente pronti a lasciare con ordine sul banco gli strumenti di scrittura e di disegno; il “sciogliete le fila” provocava un bailame in cui gli alunni non si riconoscevano neppur più tra loro; se era pronta la mensa e non era stabilito un posto per ciascun scolaro, si andava all’arrembaggio per ottenere una porzione maggiore di cibo e per arraffare i pezzi di pane più consistenti, per non dire di qualche accenno di dolce che si poteva trovare sulla tavola.

Ricreazione. Poi tutti in fila per tre (col grembiulino?) e avvio alla scuola in quel silenzio che era possibile ottenere.

Prima di tutto questo, si svolge una cerimonia che assomiglia un pochino al cambio della guardia inglese davanti al palazzo reale: le cartelle a tracolla, lo zainetto che sloga le spalle, le bluse tutte firmate, le mamme o i papà che accompagnano i figli, se non con fuoriserie, almeno con i fuoristrada, che fanno molto chic e lasciano i poveracci a lato del sentiero come pezzenti che si devono soltanto vergognare di esistere.

E poi lo zainetto timbrato con una griffe di prestigio, le matite e le penne sgargianti come se i pensieri più originali nascessero dallo splendore della cancelleria, i quaderni più eleganti e costosi e poi tutta un’attrezzatura scolastica con prezzi a molti zero. E il diario il più piccolo possibile, o il più fantasioso.

L’andata a scuola e il ritorno dalla scuola prendono lo stile di un ballo delle diciottenni. Oppure una esposizione di moto e motorini tipo Formula 1.

E che cosa si impara? I libri sopraffini nella stampa e nella rilegatura attirano maggiore attenzione e maggiore impegno?

E poi tanti soldi spesi dai genitori, magari con fatica, quale influsso educativo possono avere sui ragazzi? Si ha cura o si sciupa questo materiale?

Dopo di che, sono un po’ tutti pronti a mugugnare contro la scuola non attrezzata ecc. Quando l’efficacia dello studio non dipende dal lusso del corredo scolastico, ma dalla fatica e dalla costanza che i ragazzi mettono nello studio. Einstein era stato bocciato durante la scuola media, non rispondeva alle interrogazioni. Ma quando ha preso dalla biblioteca un volume di geometria, magari sciupacchiato, gli si è aperto un mondo…

Fatica. Costanza. E voglia di lavorare mettendo le proprie capacità al servizio degli altri oltre che alla promozione di se stessi.

 

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