Scuole che chiudono, scuole che aprono

Domani si ripete un rituale un po’ chiassoso che procede da anni. I ragazzi si precipitano fuori dalle aule, esultando dopo un frettoloso saluto ai docenti: agitano gli zaini e, un tempo, si urlava perfino una canzoncina mediocre, ma entusiastica: mi si permetta il dialetto “In co’ l’è l’ultim dì, duman l’è la partenza; cara maestra pensa che a schola vegni pù”. Non era vero perché dopo qualche mese si riprendeva a testa bassa al punto in cui si era arrivato l’anno precedente; però ha sempre l’aria un po’ goliardica il poter proclamare la fine di un anno scolastico.

Dopo di che, un borghesuccio può pensare che si sciolgano le fila: chi al mare, chi in montagna, chi in isole lontane; comunque, i libri stiano lì, poiché adesso inizia la libertà.

Non sempre è così. Ci sono ragazzi che, chiuso l’orario di scuola, si trovano davanti a uno spazio che sembra di spontaneità, mentre impegna a inventare dei giochi – e inventare talvolta è più difficile che allinearsi agli altri -; si devono adattare ad altre regole forse più impegnative dei compiti alla lavagna; e poi c’è la strada: la strada che è di tutti e di nessuno; la strada che va inventata giorno per giorno con i suoi rischi e le sue possibili bravate; la strada che apre tali possibilità da coincidere talvolta con il nulla; la strada che spesso diventa luogo di violenza, soprattutto, quando non c’è nessuno che comanda e obbliga ad obbedire e le bande si dividono e si fronteggiano per il gusto di sfidarsi e di vedere qualcuno cedere nel confronto; e non è più un gioco, ma una sorta di lotta sorta e rabbiosa non si sa nemmeno perché.

Si distinguono gli scolari griffati: quelli che subiscono l’esame della pulizia e della polvere appena tornano a casa; qui altro che scuola: si apre uno spazio che assomiglia un poco a un collegio britannico di quelli ancora disciplinati.

C’è dell’altro. E spesso è il gruppo di ragazzi che meno viene considerato: non necessariamente i bulli, ma frequentemente i dispersi che non sanno che cosa organizzare per occupare il tempo e che non trovano chi li guidi senza costringerli.

Ragazzi che non hanno la villa né al mare né ai monti. Ragazzi che non possono permettersi vacanze spensierate e viaggi interminabili; ragazzi i cui genitori lavorano e non possono staccarsi dalle macchine o dall’ufficio quando gli garba; ragazzi che escono di casa al mattino senza un programma di giornata, senza una sorta di organizzazione ludica e creativa; ragazzi che sono restii ad aprire i quaderni dei compiti delle vacanze e per il resto rimane il nulla da scandire con un tempo fatto di noia.

Certo, c’è lo Stato che pensa alla scuola dell’obbligo. Ma, appunto, è scuola dell’obbligo, e dunque finisce per apparire più una costrizione che un’invenzione. E poi la scuola dell’obbligo spesso costringe a piegare la testa su pagine che non interessano quasi per nulla.

Non è il caso di imbastire una sorta di arringa contro le mende dell’istruzione pubblica, la quale conosce benissimo i propri difetti. E tuttavia rimane un largo spazio di libertà che i ragazzi frequentemente non sanno come usare con freschezza e con geninuità. Certo,la scuola dell’obbligo paga insegnanti, lasciando alla famiglia il “privilegio” di provvedere ai libri di testo e al materiale didattico. Ma spesso nell’impostazione dell’insegnamento manca un disegno veramente umano che oltretutto sarebbe anche un po’ divertente: elencazione dei temi di programma, caselle delle date di interrogazione, aridi numeri di valutazione o aggettivi che sembrano originalissimi, ma spesso sono la traduzione verbale dei voti numerici; e poi carrellate di “progetti” che devono essere tutti compilati e non tutti sono sempre letti.

Qui si innesta un tema dei GREST, vale a dire dei Gruppi Estivi Ragazzi che si organizzano negli Oratori. Collegi per i poveri? Può essere. Ma, santo Dio, almeno un po’ spontaneità guidata e di giochi organizzati e di senso della vita.

Sto parlando di fenomeni che, almeno nell’alta Italia, sono quasi generalizzati nei paesi e nelle città. Senza guadagno. Con tanti volontari che dedicano tempo e fatiche a ragazzi, semplici, affamati, assetati e sudati.

Non ci sta, qui, un grazie? Le scuole ufficiali chiudono; altre più effervescenti e attese aprono.

 

Instagram
Powered by OrdaSoft!