Tra razzismo e crociata intimidatoria: i Dico

La Nota che i Vescovi hanno indirizzato ai cattolici e ai cittadini italiani in questi giorni, sui Dico non sembra di strafacile lettura. Va seguita punto per punto con molta attenzione per non attribuire ai pastori d’anime dei contenuti che sono pienamente estranei ai problemi che vengono agitati in questo periodo. Soprattutto se si estrapola qualche frase dal contesto facendo cadere un pronunciamento morale in una sorta di dettato giuridico. Un esempio: per quanto concerne la famiglia è bene affermare subito che proprio per l’impegno che essa porta con sé, la Nota episcopale chiama a una fedeltà stabile ed esclusiva tra i coniugi; include un impegno di amore e di educazione dei figli. “Anzitutto per il bene della procreazione dei figli solo la famiglia aperta alla vita può essere considerata la vera cellula della società perché garantisce la comunità e la cura delle generazioni. E’, quindi, interesse della società e dello stato che la famiglia sia solida e cresca nel modo più equilibrato possibile”.

A questo punto si può introdurre la considerazione, assente nella Nota, della disapprovazione sul riconoscimento delle unioni di fatto (e delle unioni omosessuali) viste come primo passo per la concessione della formazione delle famiglie omosessuali. Un aspetto, questo, che pur assente nel testo episcopale, presenta una rilevanza che appare subito a chi osserva le cose in una prospettiva di evoluzione che, se il termine fosse di facile comprensione, potrebbe essere detta “ovvia”.

Un giudizio chiaro sulla legalizzazione delle unioni di fatto: “Riteniamo la legalizzazione delle unioni di fatto inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo. Quale sia l’intenzione di chi propone questa scelta, l’effetto sarebbe inevitabilmente deleterio per un altrettanto chiaro riconoscimento di ogni persona”.

Nella Nota si riscontra anche un puntuale giudizio sull’azione e il compito dei cattolici che operano in ambito politico, che si appoggia alla Sacramentum Caritatis, ma anche a documenti precedenti (2003. 2002), certamente non voluti ad hoc per la situazione italiana.

Si può notare che lo scivolo dello sfaldamento dei principi procede quasi insensibilmente: si sa dove si inizia; si ignora dove si arresta. Soprattutto in un contesto culturale dove la corruzione morale sembra graduale e inarrestabile. Si può notare, ancora, che il degrado morale – a cui è inevitabilmente legato il degrado legislativo – si amplifica e si approfondisce quasi insensibilmente. Soprattutto quando una situazione culturale è ampiamente segnata da tracce di corruzione al punto da percepirle come ovvietà.

Non ci si stupisca troppo dell’insistenza con cui la Chiesa e la morale “naturale” insistono su questo campo etico. L’esperienza dice che il degrado, in campo morale, è assai più facile nel settore sessuale. San Tommaso l’aveva già notato, senza essere né un angelo né un viveur.

 

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