Pessimismo realistico

1) Uno si mette a raccogliere le notizie di questi giorni – di questi mesi – che descrivono il degrado della situazione morale della società italiana – non solo italiana, ma stiamo pure qui, perché ce n’è abbastanza- perché vuole cercare qualche esempio che dica icasticamente la condizione sociale dell’Italia post-risorgimentale, post-fascistica e postcomunistica (c’è ancora il comunismo?) e si illude di trovare un pacchetto striminzito di ritagli di giornale da liquidare con mezza colonna di giornale; e invece si trova di fronte alle scansie di una biblioteca arruffata e lercia; una cosa analoga gli capita se, invece di badare alla tiritera degli spots pubblicitari, incoccia in quei pezzi barbosi e monotoni che sono la cronaca. La cronaca in generale. Poiché era uso aprire il notiziario con gli avvenimenti politici o  i disastri quasi cosmici. Macchè. Oggi non usa più il rosario. Si assiste a una cantilena di delitti, di violenze, di risse dove chi perde è quasi sempre chi dovrebbe vincere. Povera forza pubblica. Povera sì, ma poco forza e soprattutto poco tutelati, al punto che sembra di assistere al film di Totò e di Fabrizi: “Guardi e ladri”. Chi vince? Forse chi si stanca prima. Il brutto è che, fuori dallo schermo nessuno si stanca prima e la cantilena potrebbe andare avanti per secoli: finchè si spegne il televisore: per noia; per noia e per un orrore che non riesce quasi più a suscitare una ribellione.

2) Un altro ritornello stufante è quello che invoca il rafforzamento degli uomini dell’ordine pubblico. Ce ne sono? Ce ne sono. Di forze che dovrebbero tutelare la gente perbene. Se non fossero legate – queste forze – da norme che impediscono qualsiasi proibizione o punizione, o quasi. Basta guardare i cancelli delle carceri: sembrano delle entrate girevoli dei grandi alberghi sfatti: un delinquente non  fa in tempo a entrare, che spesso è già fuori. Un paragone abbastanza vicino alla realtà è l’orologio a cucù che permette di entrare e uscire ai carcerati all’ora fissata.

3) Non si riesce a  capire quanto durino le leggi a tutela dell’ordine pubblico nella nazione italiana: ciò che vien detto al mattino, viene smentito alla sera. Sembra di assistere al procedere delle sbornie che fan dimenticare anche le prese di posizioni più solenni.

4) Il popolo semplice – quello che vive con il salario minimo – inizia a stufarsi. Le bugie hanno le gambe corte. Le legnate o le uccisioni lasciano segni ancor più profondi.

Ci vuol molto a prendere una posizione chiara per la tolleranza – se serve -, o per l’austerità? Se no, rimangono tre soluzioni: primo, che le forze dell’ordine assumano autonomamente l’iniziativa; secondo, che si lascino gironzolare per il territorio e per le zone più ricche i mascalzoni che non si curano né delle leggi né delle punizioni; terzo, che la gente si faccia giustizia da sé e si sarebbe a una sorta di anarchia. O un po’ si è già?

Una energia rinnovante e capace di ridare speranza, oggi, si chiama Chiesa.

 

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