Agli studenti: itinerario di lavoro
Cari studenti,
scusatemi se intervengo a darvi qualche indicazione sul metodo a cui dovreste adeguarvi per uno studio efficace durante gli anni di scuola. Niente trattazioni evolute. Soltanto tre appunti da prendere in considerazione su cui potreste riflettere ritagliandovi l’articolo del giornale e scambiando qualche idea con i vostri insegnanti e i genitori. ( cari docenti, queste riflessioni valgono soltanto per i vostri alunni? Caro Ministro della Pubblica Istruzione, se permette, non può raccogliere qualche spunto anche da queste righe?)
- Soprattutto all’inizio dei corsi, non crediate che una pagina letta, magari velocemente e distrattatamente vi stia nella memoria per l’eternità. Tabelline. Alfabeto latino e greco. Ortografia. Arricchimento di vocaboli, per non parlare con la sciatteria della televisione. Procedimenti algebrici. Perché no? Qualche brano di poesia a memoria: quelle espressioni che prendono e che accendono la fantasia e che potete recitare nei momenti di silenzio forzato ecc.
Sto invitando a non stancarvi di ripetere le formule e le frasi più chiare e seducenti: se vi limitate a scorrere la pagina in diagonale, il giorno dopo può essere che non sappiate più niente. Soprattutto se si tratta di lingue straniere, bisognerà esercitarsi con monotonia e con testardaggine così che parole e frasi si fissino nella mente e, parlando o scrivendo, non abbiate ad arrestarvi ogni istante per scartabellare mentalmente un vocabolario che non avete a portato di mano. Così figurereste come persone balbuzienti o del tutto ignare di ciò che vogliono dire e mettereste chi ascolta nella condizione di sofferenza di chi non sa dove volete arrivare alla conclusione della frase. Costanza. Persistenza. La memoria è la facoltà che dimentica. Soprattutto quando, come oggi, non viene esercitata. - Non rassegnatevi a sapere a naso le cose principali che vi si insegnano. Chiedete ciò che non avete capito. Rimane in mente ciò che è penetrato nella mente e viene conosciuto “par coeur”, come dicono i francesi: vale a dire lasciando che le cose imparate vi plasmino l’intimo e vi escano quasi di getto, perché costruiscono una base solida di apprendimento e di espressione.
Mentre studiate, non limitatevi ad attaccare parole e brani alla mente come francobolli senza colla: al primo volger di testa vi cadono tutti. Diverso è il caso in cui vi mettete a riflettere perché studiate ciò vien messo davanti e vi viene insegnato. Perché. Che è quanto dire non seguire le lezioni e non leggere i testi parola dopo parola, riga dopo riga, come pecore che seguono il caprone e stanno unite perché ci sono i cani che non lasciano disperdere. Una poesia può illuminare un mattino e cullare la fantasia quando si prende sonno. Cercate di farvi spiegare anche qualche brano di musica: vi adagiate su una sedia e seguite la melodia come una dolce carezza o un batter risoluto di tamburo che vi accende il cuore e vi rende contenti: non accontentatevi di quei rumori sgraziati di cui sono spesso composte le canzoni moderne: queste passano di moda, le altri resistono secoli: e colmano l’animo di sentimenti arditi o tenerissimi senza che ve ne accorgiate: alla terza o quarta battuta di una sinfonia o di una overture, sappiate dire se state ascoltando Mozart o Mahaler. Passione. Entusiasmo. Capacità di gustare la bellezza e non soltanto di mandare a memoria delle formule astratte o delle arie svigliaccate con parole che no significano quasi nulla, se non parlano d’amore – quale amore? – o di noia. Una musica si inizia a gustarla quando la si conosce a memoria e si precedono le note e le melodia che verranno.
Appassionarsi. Preparare il lavoro futuro. Predisporre il cuore a lasciarsi incantare dalle melodie che si ascoltano. La bellezza fa parte della vita e dell’animo umano come i soldi e più delle operazioni bancarie. - Non desistere davanti all’errore che può infilarsi dentro le righe della scrittura o della musica, o della matematica. Emettete qualche progetto per il futuro della vostra vita: può darsi che qualcuno sogni di fare il romanziere e finisca per fare il muratore. Può darsi che qualcuno immagini di diventare programmatore elettronico e finisca per ritrovarsi di fronte a un computer di cui deve per l’ennesima volta correggere i medesimi guasti. Fa lo stesso. L’importante è che uno si innamori del lavoro che fa e non continui a cincischiare invidiando altre professioni che ugualmente lo deluderebbero. Il fiore deve aprirsi nell’aiuola in cui il Signore l’ha seminato e nella quale è insostituibile. Se no, ne esce uno sgorbio appassito ancor prima di germinare e di accestire.
Chiedete che la vostra dignità che sanno pensare e commuoversi e impegnarsi sia rispettata e promossa.