Dopo il DiCo con la benedizione del parroco

 

Ormai è proibito meravigliarsi di bizzarie un poco in tutti i campi: anche in quello religioso; anche in quello che vuole essere cattolico.

E’ notizia di questi giorni che un parroco di una parrocchia brianzola è andato ben oltre il divorzio e le coppie di fatto: i pacs o, vale a dire i patti di convivenza sociale o, come oggi si preferisce i DiCo, diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi. Si noti: nella cattolica Brianza un prete con qualche grillo per la testa ha aperto ancor più l’istituto che fa degli sposi un cosa sola. Non solo ha concesso il matrimonio civile dopo quello religioso. Non solo il divorzio dopo il matrimonio civile; non solo il divorzio dopo il secondo o terzo o ennesimo – finché morte non separi – matrimonio civile; non solo l’approvazione dopo la convivenza di fatto e le coppie extracomunitarie sposate con i riti più disparati. Due – un maschio e una femmina – si incontrano, si salutano, si mettono insieme e rimangono uniti finché gli garba. Dopo un tempo nemmeno stabilito si dividono e ciascuno va per conto proprio. Anni. Mesi. Giorni. Purché ci sia un registro dove  siano annotati nomi e le generalità dei soggetti. Né vale la cittadinanza italiana o lo stato sociale di extracomunitari. Niente religione. Niente razza. Ancor meno  spiritualità. Né vale la differenza sessuale due maschi possono mettersi insieme in una sorta di convivenza, così due femmine.

La stranezza forse più eccentrica sta nel fatto che, accatastando nozze religiose e profane, frammischiando sposalizi di tutte le fedi e di tutti gli ateismi, includendo anche le ideologie illuministiche, deistiche, risorgimentali ecc, non basta il prete a imbastire la cerimonia: il ministro di Dio si mette accanto al rappresentante dello Stato. Con tanti saluti alla distinzione tra Cesare e Dio.

Che cosa, poi, viene insegnato in questi corsi di preparazione alle nozze, è tutto da inventare. Occorrerà la presenza del ginecologo e dell’andrologo, del pediatra, del musicista, dell’addobbatore e così via. Né occorrerà sposarsi in Chiesa. Basta ritrovarsi sotto un lampione e la frittata è fatta.

Qui nasce il desiderio di conoscere la bellezza del matrimonio cristiano.

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