Psuedomatrimoni provvisori

 

Ieri sera – assente Mastella –, è stato diffuso il comunicato del Consiglio dei Ministri riguardante le “coppie di fatto”. Se ne parlava da tempo. Sì, no, quasi, un poco, a durata variabile, due innamorati ( si possono ancora dire innamorati? ) possono unirsi in una convivenza che non è matrimonio, ma che vorrebbe averne tutte le sembianze. Stiano calmi le grandi boutique: senza vendere abiti da sposa, ne potranno noleggiare a turno, magari cambiando colore e foggia secondo le fisionomie dei partners, le stagioni. Tanto, se l’abito un tempo significava la purezza dell’amore con cui ci si era preparati al matrimonio, adesso non si parla più né di amore, né di matrimonio.

I due nubendi – magari due maschi o due femmine, per non discriminare i diritti di nessuno – si presentano, insieme o separati, all’ufficiale di stato civile e dichiarano di voler essere uniti da un patto civile di assistenza sociale. Ci si può anche esimere dallo stabilire l’ora esatta in cui presentarsi all’autorità laica. Basta che uno dei due scriva una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno e l’altro risponda entro un certo tempo nel medesimo modo. Magari con parole diverse che espungano però, dal vocabolario tutte le tenerezze del vecchio amore e le affettuosità rimangano dentro lo schema della burocrazia. Forse si potranno usare anche lettere prestampate da riempire con i dati anagrafici e simili. Che cosa si pretende di più facile? Come faranno i letterati e i poeti a scrivere ancora brani e romanzi d’amore? Povero Manzoni. E Baudelaire avrà ancora qualche riga per stendere le sue rime?

A ogni buon conto, la coppia che nasce in questo modo non può mai considerarsi una coppia: è la convivenza di due che hanno interesse a coabitare. Dopo 3 anni di convivenza, potranno entrare nell’asse successorio e sempre dopo 3 anni potranno continuare ad abitare, pagando l’affitto,  la casa che hanno occupato. A ciò si aggiunga il diritto di visitare il/la compagno/a nell’ospedale o in prigione. I figli saranno attribuiti dalle sentenze dei tribunali.

Domanda: se non fosse per qualche ritorno economico, varrebbe ancora la pena di unirsi in questo modo? E perché non stabilire subito, al momento degli impegni assunti la durata della responsabilità reciproca? Non si tratta di cose nuove. Sartre  e Simon de Bauvuard si sposavano a scadenza biennale. Non so se fossero felici.

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