Confessione senza penitente e senza prete

Dramatis personae. Due. Sacerdoti di Pavia, città onusta di storia longobardica e di fede cristiana robusta. Il primo sacerdote si chiama don Gianfranco Poma (sessantotto anni) e officia nella Chiesa di San Teodoro. Il secondo, padre Francesco Tassone ( quarantaquattro anni) si occupa di disagio giovanile.

Metto soltanto due richiami nominativi perché la stragrande maggioranza dei preti non solo è intelligente, ma sa la teologia e ha buon senso. Che ce ne sia qualche altro, peggio per lui. Tempo fa questi due geni della “sacramentaria” hanno elaborato uno schema di confessione che fosse il più facile possibile e quasi inesistente. L’accusa del penitente dovrebbe avvenire via Internet, on line. Il peccatore – se la dizione ha ancora un significato – digita sulla tastiera del PC i propri peccati.

Il resto è facile. Il contatto si prende in chiesa o da amici attraverso il passaparola. I sacerdoti forniscono i loro biglietti da visita con tanto di indirizzo e-mail. Ventiquattro ore su ventiquattro, tanto lo strumento dietro il quale dovrebbe esserci il sacerdote può funzionare senza che nessuno ci sia dietro. L’ “ Io ti assolvo” evita la seccatura di recarsi in parrocchia, di raccontare i peccati al primo prete che capita e ti guarda con rimprovero aggrottando le ciglia per sottolineare i passaggi più scabrosi – perché passaggi scabrosi e tono di rimprovero da parte del confessore? - Meglio, molto meglio agevolare la pratica del perdono dei peccati rendendosi del tutto anonimi e addirittura traducendo la fisionomia in scrittura. “Perdonatemi, Padre perché ho peccato”: basta sostituire l’username del cliente e relativa passoword. Così il dialogante – ma dialoga ancora ? – è invitato a rispondere a qualche domanda: senza offendere, per l’amor di Dio, lasciando da parte i settori morali che mettono a disagio e magari hanno più bisogno di perdono.

In seguito il fedele dispone dalle 1000 alle 3500 battute per confessarsi in modo sintetico e senza commenti e senza rossori. Dopo di che il reo ha tutto il tempo a disposizione per bersi un aperitivo e fumarsi una sigaretta, basta cliccare la scritta rossa lampeggiante per ritirare la relativa assoluzione. I due principi che valgono sono la facilità dell’accostamento al Signore – o al PC ? - e la eliminazione del rito sacramentale. 

Proviamo a chiederci che cosa può fare un povero disgraziato che non sa l’inglese? E come attuare la legge dell’Incarnazione quando l’accusa può essere data a Pavia e l’assoluzione a Melbourne? Tanto vale dire che la confessione è eliminata dai sacramenti e il dialogo nella liturgia è soppresso con  la consolazione che può venire dal perdono derivato da Cristo. Perché non essere più radicali ed eliminare Cristo, la Chiesa e i Sacramenti?  Trovate, queste,  che appaiono geniali e invece sono stupide

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