Satira contro il papa e l’entourage

E’ di questi giorni la polemica insorta contro Fiorello, Crozza e la Littizzetto da parte del segretario del santo padre per una presa in giro nei confronti del papa stesso, del suo segretario mons. Georg Gänswein e del card. Ruini. O forse sarebbe meglio parlar di polemica innescata dai tre che si dichiarano umoristi contro autorità supreme della Chiesa. Poiché a cominciare la diatriba non sono stati certo gli ecclesiastici i quali hanno ben altro da fare.

Forse vi sono poche materie tanto delicate e scivolose come l’umorismo. Il quale può essere segno di attenzione e perfino di affetto, ma può trasformarsi quasi senza avvedersene in ironia e in sarcasmo. L’interpretazione dipende dalle cose che si dicono, dal modo in cui ci si esprime e dalle persone che vengono prese di mira. E poi, per fare dell’umorismo fine bisogna essere fini e intelligenti; se no, si casca nella banalità e nel disprezzo.

I credenti rimangono amareggiati perché vengono irrise persone che rappresentano valori supremi come quelli religiosi. E non sembra che occorra un grande coraggio per consumare queste incursioni nella stima di uomini di Chiesa. Chissà perché Fiorello, Crozza e la Littizzetto non si sono scagliati o non si sono divertiti – se divertimento c’è – alle spalle di Allah o di qualche gerarca musulmano.

Ma non c’è bisogno nemmeno di essere particolarmente devoti per sentirsi turbati e in qualche modo offesi da questi scherzi da caserma. Basta avere un’educazione che si limiti al rispetto minimo dell’altro: fosse pure un barbone o un portatore di handicap. Basta che si rifletta sul fatto che certe persone sono oggetto di singolare stima e devozione da parte dei fedeli per offendere i fedeli. Se si vuole un parallelo, si può benissimo negare il carattere oltraggioso delle bestemmie, dal momento che non esiste più la religione di Stato. E tuttavia, non si può negare che le imprecazioni antireligiose offendono coloro che alla religione aderiscono.

Quand’è che i comici inizieranno a prendersi in giro tra loro? Ne hanno più di un motivo. E non si atteggino a eroi quando seguono l’onda della cristianizzazione in atto: non fanno che copiare. E copiare su aspetti che non sono frutto di tic nervosi o di difetti voluti. Si tratta di buon gusto. E il buon gusto lo si insegna a fatica. O c’è, o emerge una grossolanità che non rispetta nessun valore e nessuna persona.

Un conto è prendere in giro un tizio che abbonda di difetti voluti e accentuati. Un altro conto è il disprezzare – poiché di questo si tratta – persone che hanno il solo torto di essere stimate e amate da molti.

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