Suicidio della cultura occidentale

Ieri l’altro papa Ratzinger ha tenuto un discorso rilevante. Molti commenti giornalistici hanno parlato di una presa di posizione contro l’islam. Non è vero. Benedetto XVI non ha nemmeno nominato per transennam il musulmanesimo. Il suo sguardo sulla cultura contemporanea va ben oltre il rapporto tra cristianesimo e maomettanesimo. L’orizzonte di osservazione è mondiale.

La contestazione del pontefice è nei confronti di un occidente che ha espunto il cristianesimo e qualsiasi altra religione dalle convinzioni e dalle norme morali che guidano la fraternità nei e tra i popoli. “Le popolazioni dell’Africa e dell’Asia ammirano le nostre prestazioni tecniche e la nostra scienza, ma al contempo si spaventano di fronte a un tipo di ragione che esclude totalmente Dio dalla visione dell’uomo. La vera minaccia per la loro identità non la vedono nella religione cristiana, ma nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà”. E il papa continua: “Questo cinismo non è il tipo di tolleranza e di apertura culturale che i popoli aspettano e che tutti noi desideriamo. La tolleranza di cui abbiamo urgente bisogno comprende il senso di Dio. Questo rispetto può essere rigenerato nel mondo occidentale soltanto se cresce di nuovo la fede in Dio, se Dio sarà di nuovo presente per noi e in noi”.

Come si nota, il nocciolo del problema del confronto di civiltà non sta soltanto tra islam e paesi di lunga tradizione cristiana. Ciò che i continenti culturali aspettano è il riconoscimento di un Assoluto che si ponga come motivo e come stimolo a una fraternità che superi la tentazione della violenza.

Si potrà obiettare – ed è giusto – che, però, l’islam non rispetta le religioni del mondo, a cominciare dal cristianesimo. La fede cristiana “noi non la imponiamo a nessuno. Un simile genere di proselitismo è contrario al cristianesimo. La fede può svilupparsi soltanto nella libertà”. Ma “facciamo appello alla libertà degli uomini di aprirsi a Dio, cercandolo, prestandogli ascolto. E non veniamo meno al rispetto di altre religioni e culture, se confessiamo ad alta voce e senza mezzi termini quel Dio che alla violenza oppone la sua sofferenza: che di fronte al male e al suo potere innalza, come limite e superamento, la sua misericordia”.

Così, quello che sembrava un intervento polemico nei confronti dell’islam è un appello al recupero e alla promozione delle religioni positive. E se l’Occidente si chiude nel proprio razionalismo scettico e sprezzante, inizi da se stesso l’analisi culturale del possibile scontro di civiltà. Siamo di fronte a una sorta di suicidio dell’Occidente. Un suicidio che si consegna passivamente a tradizioni culturali che potevano essere giudicate ormai desuete e morenti. Si guarda al mondo. Si guarda all’islam. E la coscienza occidentale è costretta a fare i conti con la propria tradizione cristiana che anima e rinvigorisce gli autentici valori di verità e di morale che salvano e stimolano l’uomo a essere sempre più se stesso, guardando al Signore Gesù che largamente abbiamo perduto e dimenticato. Lo spavento della civiltà non deriva dalla religione, ma, nel caso dell’occidente, dal tentativo di irrisione e di disprezzo di Dio.

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