La Chiesa fa politica?

Chi risponde delle cose che si scrivono su www.incrocinews.itil settimanale online della Diocesi di Milano? Chi decide quali questioni trattare e come? Chi decide i giornalisti che devono intervenire sulle diverse materie? E quale autorevolezza hanno i pezzi che compaiono su un organo di stampa che – lo si voglia o no – è riconducibile alla chiesa ambrosiana? E i fedeli che leggono si trovano davanti a divagazioni su temi estemporanei o nei vari interventi devono scorgere una linea culturale?

Ecco il pezzo scaricato il 5 c.m. dal settimanale della chiesa – della curia? – milanese. Il sovratitolo è : “Fino all’11 febbraio niente par condicio”. Il titolo lo si può vedere al PC, ma denota una parzialità a cui non si vuole contrapporre un’ altra parzialità.

In sintesi si vorrebbe che la par condicio entrasse in azione da subito, ancor prima dell’inizio della campagna elettorale. Lo ha detto il Presidente della Repubblica (il Sinai?). Lo hanno detto due altri personaggi. Sennonchè la legge elettorale chiede la par condicio all’aprirsi della campagna elettorale, dunque l’11 febbraio prossimo. Il TAR lascia che le televisioni private si regolino secondo questa direttiva. Il Cda RAI vota no all’anticipo della par condicio“con i voti determinanti dei consiglieri del centro destra”. (E che, la maggioranza vale soltanto quando perde?).

Nell’articolo si parla di alcuni che sarebbero tifosi e di un sostegno più misurato dato da altri cittadini. Dall’intervento stampato si capisce benissimo di chi si parla. Qui si evitano i nomi perché non si vuole creare polemica. Si fa poi l’apoteosi degli 82000 elettori che hanno votato nelle primarie per scegliere il candidato sindaco; di questo 82000 il 70% dei consensi è andato all’ex-prefetto di Milano, che sembra volersi arrampicare in politica. “Un  moderato, un uomo di centro si potrebbe dirlo”. I numeri sono letti come “un segnale che dice la moderazione (cosa ben diversa dal moderatismo) e non la radicalizzazione delle posizione politiche o partitiche” dell’elettorato.

Si aggiunge che la coalizione che si suppone prevarrà lascerà argomenti come la famiglia, il matrimonio, la difesa della vita alla coscienza dei singoli “senza prevaricazione alcuna” . Va da sé che il leader dello schieramento dato per vincente deve “nel suo programma esprimere il comune denominatore dei vari partiti”: “ma è lui che deve avere l’ultima e decisiva parola”.

L’autore del “pezzo” è un laico, Antonio Airò. Ma la sede in cui scrive è un foglio che ha qualche attinenza con la Chiesa milanese. Ma non si va ripetendo da anni che la Chiesa non deve fare politica partitica? E Benedetto XVI non l’ha ribadito recentemente? Si avverte la nostalgia di un partito legato alla comunità cristiana, che impegni i credenti su questioni terrene, di uomini singoli perfino? Forse occorre ribattere il tasto: la Chiesa, le diocesi, i preti non si intrufolino in questioni elettorali. Lascino che la gente scelga gli uomini che ritiene capaci e onesti quanto è possibile.

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