Commenti a una non-enciclica

Ormai la grande informazione ha detto quasi tutto della prima enciclica di Benedetto XVI. Si intitolerà Deus charitas est. Sarà divisa in due parti: una prima, stesa di pugno dal papa, tratteggerà i grandi principi della visione e della esperienza di vita del cristiano; una seconda parte prenderà in considerazione alcuni settori del vivere soprannaturale e umano. Quaranta cartelle. Non le enciclopedie di Giovanni Paolo II. Una lezione professorale, piuttosto. Senza enfasi. Senza svolazzi. Senza eccessivo pathos. Senza formule sloganizzabili. Senza possibilità di declamarne il testo. Piuttosto una dissertazione sobria e quasi popolare. Scritta da un accademico, il quale, però, scende dalla cattedra e dialoga con gli alunni e la gente. Una conversazione, se si vuole; non un’omelia o un discorso forbito o una serie di idee – poche – ripetute spiralarmente fino alla saturazione .

Inoltre: un tedesco elegante ma non ricercato: un tedesco che i traduttori faticano a rendere nelle altre lingue. Poi c’è la storia del latino: l’enciclica, infatti, deve essere stesa nella lingua di Cicerone e della liturgia antica per poter entrare nei documenti ufficiali della Chiesa.

Giovanni Paolo II ha iniziato e puntato lo sguardo all’uomo: nessuno dimentica che il suo primo testo programmatico si intitolava Redemptor hominis, e il termine uomo con la “o” molto marcata e chiusa ritornava frequentissimamente nei suoi interventi. Benedetto XVI inizia, invece, da Dio: dal Dio del nuovo testamento, soprattutto di Giovanni: dal Dio che si incarna nel Verbo e raggiunge l’uomo facendosi fratello di tutti e salvatore di tutti.

C’è da prevedere che il pontefice attuale si misurerà anche con il relativismo inclinato alla dittatura. Ormai, questo è un tema che ricompare quasi a ogni allocuzione. Ed è tutto da considerare, da studiare e da applicare ai vari settori del pensiero e della vita.

Ignoro come sarà la chiusa del documento.

Qualcuno mi domanderà se ho avuto tra mano per vie traverse, in anticipo, il testo dell’enciclica. Rispondo che no. Mi sono semplicemente messo in atteggiamento di attenzione nei confronti dei giornali e dei mass-media in genere. La macchina dell’informazione sembra abbia già detto tutto del documento che uscirà. Uscirà, poiché non è ancora uscito. Si poteva attendere qualche giorno e si era nelle condizioni di poter leggere la lezione papale senza troppi arzigogoli e sprazzi di fantasia. No. Si è voluto relazionare il pensiero del papa prima che il papa lo manifestasse pubblicamente.

Ansia per giungere ad anteprime di notizie? Sarebbe uno zelo poco rispettoso e intelligente, ma zelo almeno. Si spera che quando l’enciclica uscirà, la grande informazione non si esima dal darne il contenuto, contando sul fatto che i lettori hanno già conosciuto titolo e altri particolari dalla cronaca che hanno letto.

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