Il perdono e la giustizia

In questi giorni esce dal carcere turco Ali Agca, il responsabile dell’attentato al papa del tredici maggio 1981. Sembra superfluo ripetere tutta la vicenda dell’attentatore. I giornali ne hanno parlato in lungo e in largo, con la pretesa di scorgere in modo chiaro e distinto i mandanti.

Condanna in Italia all’ergastolo il ventidue luglio 1981. Riduzione della pena a venti anni. Passaggio in Turchia: dieci anni da trascorrere in prigione per l’uccisione di un giornalista: cinque dei quali ridotti. Venticinque anni di prigione, dunque, per un tentato omicidio e per almeno un omicidio avvenuto.

C’è chi grida allo scandalo, perché personaggi di questo genere non meritano misericordia. C’è chi, invece, quasi lamenta la gravità della pena. Il papa aveva perdonato, e, dunque, il lupo grigio sarebbe dovuto essere rilasciato quasi subito, magari dopo un buffetto sulle guance. Siamo o non siamo discepoli di Cristo, gente che si ispira ai principi evangelici, credenti che sono chiamati a porgere l’altra guancia quando sono colpiti su una, fedeli che devono amare i nemici facendo con loro il doppio del viaggio pur di accompagnare con soave bontà?

Si sanno tutte queste citazioni. Anzi, si potrebbe continuare a stenderne altre. Ci si immagina che i torti ricevuti debbano essere non solo perdonati, ma anche dimenticati.

E’ troppo rischioso ammettere che il perdono del nemico richiede eroismo? Si rifletta: quello aveva odio nei miei confronti; mi voleva eliminare; intendeva vedermi morto. E io dovrei fingere che non sia capitato nulla?

E’ ormai classica la ripresa televisiva del papa seduto accanto al suo attentatore mentre i due bisbigliano cose che non sapremo mai se non dai protagonisti. Per la verità, Giovanni Paolo II aveva già perdonato ad Ali Agca appena aveva avuto consapevolezza di ciò che era avvenuto. In seguito il papa aveva scritto una lettera di riabilitazione.

E allora, bisognava rimandare l’attentatore libero subito? Giovanni Paolo II ha mantenuto fino in fondo la distinzione tra Stato e Chiesa. Il Vaticano, per volobntà del card. Sodano, si era limitato a non opporre obiezione per lo scioglimento dalla pena. Il delitto era stato riconosciuto. L’attentatore aveva avuto tempo e modo per pentirsi. Si può pensare che il turco non reiteri delitti.

Per dire che una cosa è la misericordia concessa dal singolo, e un’altra cosa la trafila legale che deve compiere la giustizia. Non lo dimentichino i pacifisti a tutti i costi.

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