Un sinodo con una grossa novità

Domenica scorsa, con una grandiosa cerimonia, si sono chiuse le quattro settimane quanto è durato il sinodo dei vescovi, vale a dire il raccogliersi di rappresentanti degli episcopati di tutto il mondo per studiare e decidere sul tema dell’eucaristia: messa, presenza reale di Cristo, sacrificio, comunione. L’informazione si è affrettata a mettere in primo piano argomenti che con il centro del dibattito avevano poco a che fare. Ma si sa che, quando si parla della Chiesa cattolica, le grandi attese sono il cambiamento circa i divorziati risposati che dovrebbero poter ricevere l’eucaristia, la moglie da dare ai preti, la possibilità di celebrare insieme con i protestanti ecc. Poco altro.

Il risultato della sessione sinodale ha riservato ben poche sorprese. Forse si renderanno più celeri e più approfondite le cause di nullità del matrimonio: non per sciogliere con maggiore facilità le nozze celebrate anche in chiesa. E questo nonostante una intervista rilasciata da un cardinale tedesco che prevede o promette non si sa bene cosa. I protestanti non potranno celebrare la messa con i sacerdoti cattolici; i preti novelli saranno consacrati soltanto se, sotto la spinta dello Spirito, si impegneranno a mantenere il celibato per tutta la vita.

E allora? Metteva conto di ritrovarsi più di 250 vescovi per ripetere le convinzioni che si conoscevano già? Il matrimonio dura fino alla morte di un coniuge. I cristiani non cattolici rimangono estranei alla fede nella consacrazione e consumazione eucaristica. Per i preti sposati, un padre orientale, che pure ha dei sacerdoti uxorati nel suo clero, ha messo in guardia da un passo come questo per via delle complicazioni che ne nascono: mettere insieme la cura della famiglia con la cura della comunità parrocchiale, la difficoltà di spostare i sacerdoti da una parrocchia a un’altra, sostenere la famiglia con uno stipendio che non sia di fame e così via.

Dunque, nessuna novità? Dunque, sinodo fallito? Dipende. In un tempo e in una cultura dove tutto cambia frettolosamente e talvolta senza troppo riflettere, se qualche certezza e qualche norma religiosa rimane, si può parlare di novità quasi sconvolgente. Tanto più che la Chiesa non può mutare dottrina e disciplina a proprio piacimento, ma deve sforzarsi di essere sempre più in consonanza con ciò che il Signore Gesù ha voluto ed è. La liturgia cattolica non è il gioco dei quattro cantoni o la spontaneità di un happening. Si pone innanzitutto come obbedienza a ciò che Gesù e la Chiesa hanno deciso. Se l’azione sacra dovesse rincorrere le mode della società profana, non finirebbe di appiattirsi e di banalizzarsi.

Novità della conservazione. Novità della tradizione: di una tradizione che deve lasciar trasparire la fede del celebrante, il quale non può bruciare i riti con la velocità di un centometrista e cambiarli a piacimento per l’afflizione dei fedeli.

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