Inizia il Sinodo dei vescovi. Con delle novità

Domani in Vaticano si apre l’XI Sinodo dei Vescovi. Si tratta di 256 vescovi in gran parte eletti dalla base, in piccola parte scelti dal papa. Vi sono poi 12 “delegati fraterni” delle chiese non cattoliche (antecedentemente erano 6). Il tema può sembrare del tutto intraecclesiale, perfino rituale, ma ha ripercussioni notevoli sulle comunità cattoliche di tutto il mondo anche sul piano sociale. Del resto, la messa domenicale è l’espressione quasi minima della fede dei credenti. I quali credenti, proprio dall’eucaristia ricevono le motivazioni e le indicazioni generali del come agire all’interno dei loro paesi. E qui è rappresentato tutto il mondo: i membri del Sinodo, infatti, arrivano dal polo nord al polo sud passando per tutti i paralleli e i meridiani.

La Chiesa non è una democrazia. Non è nemmeno una monarchia assoluta dove il papa possa agire come vuole. Questo perché il vero e ultimo capo è Gesù Cristo, anche se non si vede, e l’anima di questa comunità universale è lo Spirito Santo. Capisco che un non credente si perda di fronte a queste astrazioni, che, invece, sono concretezze cortissime per chi ha fede. Il papa rappresenta Gesù Cristo ed è aiutato dai vescovi nella guida della Chiesa. Da tutti i vescovi, alcuni dei quali si ritrovano a Roma per tre settimane. Il fatto, poi, che il voto di questi membri sinodali sia non imperativo, ma soltanto consultivo non significa affatto che ci si possa trovare di fronte a opinioni trascurabili. Il papa chiama alcuni suoi confratelli designati dall’episcopato universale per chiedere loro indicazioni sulla conduzione della Chiesa. E si sa che la Chiesa oggi, nonostante una certa euforia che si respira, sta passando una crisi non lieve.

Nel Sinodo che inizia domani vi sono delle novità volute da papa Ratzinger, l’ex guardiano della ortodossia della fede che stupide copertine di giornali hanno descritto come una sorta di dittatore. Tre settimane invece di quattro, si diceva. L’importante è comunicarsi quanto basta e arrivare a dei suggerimenti precisi da consegnare al sommo pontefice. Ogni intervento dovrà durare come massimo 6 minuti invece di 8. Imparino i nostri politici e certi giornalisti che la tirano lunga senza dire quasi nulla. In 6 minuti, se uno ha le idee chiare, può dire la Summa teologica. Non solo: per permettere una circolazione di idee quasi personalizzata, vi saranno i gruppi linguistici che lavoreranno per predisporre delle proposizioni da sottoporre al santo padre. Ciò dopo qualche giorno in cui i singoli presuli avranno esposto la situazione delle loro comunità. Per questo il Sinodo è momento singolare di conoscenza della Chiesa universale.

Altra novità: tra le ore 18 e le ore 19 di ogni giorno – sabato compreso – verrà data la parola anche a chi pensa di avere qualcosa di rilevante da esprimere, che, però, non entra direttamente nello schema di discussione. Al termine si vedrà se i vescovi riescono a fare un documento – necessariamente affrettato – o consegneranno il materiale degli scambi di opinione al papa perché, sulla linea dei suggerimenti dati, elabori un documento.

Staremo a vedere. Per chi si interessa dei problemi della Chiesa, questo è un momento singolarmente propizio.

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