Convivenze omosessuali e adozioni

Ciascuno ricorda la fretta con cui Josè Louis Zapatéro, dopo la recente vittoria elettorale, in giugno ha risposto alle attese del suo popolo spagnolo. Non posti di lavoro. Non politica della casa. Non assetto della scuola. Non esigenze della sanità. E così via. No. Il problema più acuto della nazione era il riconoscimento delle famiglie gay, parificate in tutto alle famiglie “normali”: compreso il diritto di adozione. La vicenda sembrava finita così con un “rompete le righe” della moralità – qualcosa di simile al “panem et circenseses” -, e invece il problema sembra ritornare in discussione. Da una indagine di Sigma Dos per il  quotidiano El Mundo risulta che il 48,7% chiede di usare un altro nome per queste unioni che non sono famiglie. La sorpresa maggiore, però, la si ha quando si nota che il 73,5% dei cittadini non accetta la adozione da parte di omosessuali.

Non si pensi che si sia di fronte soltanto ad anziani, conservatori e a cattolici: l’universo inchiestato è formato sul modello della composizione del popolo spagnolo. Ciò significa che si può esagerare anche nel concedere una libertà che vada contro i diritti soggettivi delle persone. Insomma, tra il diritto dei conviventi omosessuali e il diritto dei bambini deve prevalere quello dei più deboli. E la cosa potrebbe apparire una ovvietà.

Non solo. Le adozioni internazionali – cioè quelle derivate da paesi diversi dalla Spagna – devono rispettare le norme della cultura da cui derivano: e non ce n’ è una, tra queste civiltà “sorpassate” che permetta l’adozione da parte di una convivenza omosessuale. A ciò si aggiunga che le adozioni di bimbi spagnoli si aggirano sul 10%. E sono molte le famiglie che chiedono di poter aver adottare dei figli. Si tratteranno con preferenza le convivenze omosessuali?

Quando si ha la foga di seguire le tendenze del popolo, non sempre ci si azecca. Eppure non dovrebbe essere soverchiamente difficile. Gira e rigira, finalmente in queste vicende emerge anche la figura del bambino da rispettare e da promuovere. Contro i presunti diritti di chi può far valere con la forza – fosse pure quella della legge – qualcosa che rischia di rivelarsi una impuntatura o un capriccio.

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