Sposare Islamici?

Il card. Ruini da tempo si trova a essere mattatore culturale suo malgrado in Italia: richiama principi generalissimi di comportamento, espone norme morali universali, valuta progetti di legge, segnala pericoli nell’applicazione di norme civiche ecc. Gli scappa perfino di fare il parroco, che forse è il mestiere che preferisce. Giorni fa, senza accomunare tutti gli islamici quasi fossero tutti lestofanti, dittatori e intolleranti, ha esortato – si noti: non ha comandato – le ragazze italiane a stare in guardia da possibili matrimoni con islamici.

Non un precetto della Chiesa, ma quasi un consiglio di un papà. Nulla che possa far pensare a scontri di civiltà o a condanne generiche di fondamentalismo. Soltanto un avviso per mettere in guardia. I motivi? Se ne sentono di tutti i colori da parte di chi ha detto il suo sì matrimoniale a un maomettano. Se poi la ragazza si sposta in un paese islamico, deve vestire una sorta di divisa, mettere il chador, tacere, obbedire e lavorare senza troppo pretendere la collaborazione.

Un esempio? E’ recentissimo: una ragazza bengalese di dodici anni – seconda media – si scopre sposata con un ragazzo di quattordici anni pure bengalese. E questo senza che ella si muova da Vicenza dove vive da otto anni con la famiglia di immigrati musulmani, e senza che il ragazzo faccia un passo verso l’Italia. Hanno pensato a tutto i genitori di lui e di lei. Adesso, però, la dodicenne non può partecipare alle feste delle amiche, frequentare compagne di scuola, avvicinare ragazzi e ragazze di altre religioni e di altri paesi, deve sobbarcarsi i lavori di casa, deve digiunare quando glielo impongono anche se non ne può più dalla fame, è costretta a fare i compiti a tarda sera nel mese del ramadam ecc. Al punto che, giunta all’esasperazione, con una forbicina in una toilette della scuola tenta il suicidio tagliandosi le vene ai polsi poiché non riesce più a sopportare la separazione e la solitudine. Non si dimentichi che a scuola – dove è tra le più brave – non può disegnare, perché l’islam non accetta le figure. Avanti negli anni potrà anche scoprire di essere una tra le mogli del suo marito quattordicenne lontano.

Grazie, signor parroco Ruini. E le ragazze italiane non si lascino infatuare dai volti e dai costumi esotici dei musulmani. Forse è eccessivo il detto “moglie e buoi dei paesi tuoi”. Ma un’anima di verità la contiene.

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