Legalità scolastica e musulmani

Stando alle rilevazioni più recenti, impostate in modi diversi, sono cinquantatre le scuole coraniche in Italia, pur strutturate in modi diversi. L’informazione ha assunto un tono più vivace soprattutto per la chiusura dell’Istituto di via Quaranta di Milano.

Come è noto, il vecchio fabbricato milanese è stato dichiarato illegale per uso scolastico recando motivi igienici e strutturali.

Il problema che nasce è se i musulmani in Italia possano avere e gestire un iter scolastico proprio per i loro figli. E’ chiaro che, nel caso si consentisse una soluzione del genere, si creerebbe una netta duplicità di indirizzi di studio. Le scuole musulmane, senza forse esclusivismi assoluti, metterebbero in primo piano l’insegnamento dell’arabo e l’apprendimento del Corano. Col tempo, si giungerebbe a una duplice popolazione italiana, o almeno a una sorta di ghettizzazione dei musulmani rispetto ai nativi italiani: se le cose si mettono come si può immaginare, senza preventivare troppo lo sviluppo futuro che potrebbe riservare sorprese.

E’ noto che il ministro degli Interni e il ministro della pubblica istruzione hanno rifiutato la situazione bipolare abbastanza marcata. Non senza ragioni.

Pare non si possa ignorare la scuola dell’obbligo, cosiddetta proprio perché è obbligatoria per legge. E si tratta della scuola italiana, manco a dirlo. Un simile principio richiede non solo l’idoneità degli insegnanti, ma anche lo svolgimento di un programma – o di una gran parte del programma – stabilito dall’autorità scolastica.

Si comprende così il parere dell’esecutivo di sciogliere queste scuole anomale – in Italia – per esigere anche dagli studenti islamici la frequenza della scuola pubblica italiana: della scuola statale, senza troppe distinzioni.

A questo punto v’è da prevedere qualche obiezione nei confronti delle scuole cattoliche. Perché in questo caso si consente una diversità? La risposta è chiara: la scuola cattolica deve avere insegnanti approvati dallo Stato quanto a competenza e svolgere le materie che vengono spiegate nelle scuole gestite dallo Stato. L’insegnamento della religione cattolica è frutto di un accordo tra Stato e Chiesa che deriva dalla revisione del Concordato del 1984. Situazione che non si riscontra nel caso delle scuole coraniche. Aggiungendo poi che i musulmani in Italia trovano difficoltà a unirsi per chiedere all’esecutivo un progetto di insegnamento.

Quanto poi al finanziamento delle scuole cattoliche – un finanziamento che sa molto di elemosina -, può essere attuato entro le condizioni che si sono richiamate.

Senza dire che le scuole cattoliche – private sociali – si costruiscono e si gestiscono gli ambienti con i propri mezzi, senza pretendere nulla o quasi dallo Stato al riguardo.

Meticciato o no, in gioco è l’unità del Paese, che deve essere rispettata e promossa, e non provocata pericolosamente dallo Stato. Il quale deve essere al di sopra di tutte le ideologie e perfino delle religioni, ma deve esigere una coesione minima del popolo. Domani la situazione può cambiare anche a favore dei musulmani. Purché accettino la laicità dello Stato.

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