Sacerdoti cattolici sposati

Non ha tardato molto Papa Benedetto a far conoscere le sue vedute sulla morale sessuale e su quella sociale. Chi si aspettava cambiamenti repentini e arditi ha dovuto fare i conti con la continuità della dottrina e della prassi pastorale della Chiesa. Adesso è il momento di sapere che cosa pensa e farà Ratzinger circa il celibato dei preti, uno dei punti più discussi e più coltivati da certo dissenso anche cattolico.

Ed ecco la notizia: a Namur, in Belgio, è stato consacrato sacerdote uno sposo, Patrik Balland , marito  di Henriette e padre di quattro figli. Ha cinquantacinque anni. Ha chiesto l’ordinazione sacerdotale cattolica nel 1980. Era pastore calvinista. Aveva ottenuto il permesso di essere consacrato prete cattolico dopo 13 anni di tentate richieste. Il passaggio dal calvinismo al cattolicesimo è avvenuto nel 1991, dopo una crisi religiosa sul problema della presenza reale di Cristo nell’Eucarestia.

Guarda caso, a firmare la dispensa dal celibato per il sacerdozio è stato proprio il Cardinal Ratzinger, il 7-5-2000: manco a dirlo, lo stesso Ratzinger che oggi è Papa. Cosa avverrà d’ora in poi per i preti cattolici? Ci sarà un rompete le righe e si sposi chi ne ha voglia? Intanto, va detto che queste dispense date a pastori protestanti per diventare sacerdoti cattolici c’erano già dal 1951 sotto lo sguardo severo e algido di Pio XII. Vi fu poi un’ondata di consacrazioni nel 1990, da quando la Chiesa Anglicana ed Episcopale ha iniziato a ordinare preti le donne. Oggi tali ex-pastori anglicani ed episcopaliani sposati e diventati preti cattolici sono più di 200; venti sono giunti dal luteranesimo; in oriente vi è la prassi di sposarsi, se si vuole, prima del diaconato e del presbiterato; in Calabria e in Sicilia vi sono casi di viri uxorati.

Di fronte al caso Patrik hanno mosso critiche sia i tradizionalisti che i progressisti: o tutti, o nessuno. Calma. Non si dà la possibilità di sposarsi dopo aver ricevuto il sacerdozio. Si ammettono eccezioni come quelle viste e simili. L’attesa di un mutamento in questa disciplina ecclesiale dovrà prepararsi ad attendere a lungo, seppure il mutamento verrà. Il celibato per il Regno è un segno troppo intenso alla comunità cristiana, perché si possa superarlo con disinvoltura. Il mio parere – per quel che vale - è che si lascino le cose come sono. Non è troppo complicato trovare anche una mezza tacca da portare all’altare. Il fatto è che, oltre alla maggiore libertà di azione pastorale e missionaria che il celibato dà, vi è anche e soprattutto il segno di una appartenenza totale a Gesù Cristo, come deve essere l’atteggiamento della Chiesa, la quale, senza un richiamo a una comunione immediata con Cristo, rischierebbe di diventare una grande organizzazione umana, dove il Signore Gesù e lo Spirito Santo non hanno più nulla da fare. E poi, perché ascoltare coloro che hanno violato l’impegno del celibato assunto a suo tempo? E chi non crede, che ha da dire su un problema che esige e nasce da una fede intensa? Un prete celibe per il Regno non ha la psicologia dello scapolo; è sposato con la Chiesa perché identificato a Cristo. Regna una libertà suprema. E una gioia grande, se si è fedeli agli impegni assunti. Con tutte le fragilità del caso.

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