La laicità di Ciampi
e la sana laicità di Ratzinger
Ieri l’altro, com’è noto, al Quirinale papa Ratzinger ha restituito a Ciampi e Signora la visita che questi hanno compiuto in Vaticano. Si usa a ogni inizio di pontificato. E la cerimonia non può dare un poco l’impressione di essere soffocata sotto le gualdrappe dell’ufficialità. Parole alate, ma abbastanza vaghe. A meno che uno dei dialoganti si intestardisca – con gentilezza assoluta e quasi con timidezza – a precisare i termini che si usano. Nel caso, sia il presidente della repubblica che il papa hanno affrontato il tema della laicità dello Stato.
Ciampi, con tono di affermazione pressoché indiscutibile, ha citato per intero l’articolo 7 della Costituzione: quello che recepisce i Patti Lateranensi e che precisa il principio secondo il quale Stato e Chiesa cattolica “sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”. La presa di posizione è stata poi ribadita nella revisione dei Patti Lateranensi del 1984, dove si riafferma una reciproca “profonda concordia”.
Questa, dunque, la laicità del presidente della repubblica. Quasi a dire: la Chiesa pensi ai propri problemi; lo Stato risolva i suoi senza appellarsi troppo alla morale, anche se deve rimanere il rispetto e l’ispirazione ai grandi valori umanistici e cristiani.
Tocca poi a papa Ratzinger. Il quale con voce gradevole, se non proprio gentile, riprende il discorso di una sana laicità dello Stato. E qui non si aggrappa agli attrezzi ginnici di una teoria astratta: scende a una esemplificazione che rende concretissimo il discorso. Per il sommo pontefice una laicità è sana quando riconosce e protegge e stimola i valori fondamentali della persona, senza mortificare ideologicamente o politicamente il soggetto umano.
La famiglia. La vita. La scuola. Ecco i tre punti che Ratzinger mette sul tappeto del colloquio con Ciampi perché si attui una laicità vera e non contraffatta. La famiglia fa pensare immediatamente al divorzio, al tentativo di legalizzare le libere unioni – senza accorgersi che una libertà senza leggi è difficilmente legalizzabile – anche omosessuali, magari con possibilità di adozione di figli (a metà, se va bene). Altro settore segnalato dal papa: il rispetto della vita umana dall’inizio al suo termine, dal concepimento al suo termine naturale, pur riconoscendo la doverosità di cure palliative che rendano la morte più umana. E poi la scuola. Per la quale Ratzinger esprime “l’auspicio che venga rispettato concretamente il diritto dei genitori a una libera scelta educativa, senza dover sopportare per questo l’onere aggiuntivo di ulteriori gravami”.
Per il pensiero cristiano “le realtà temporali si reggono secondo le norme loro proprie, senza tuttavia escludere quei riferimenti etici che trovano il loro fondamento ultimo nella religione… l’autonomia temporale non esclude un’intima armonia con le esigenze superiori e complesse derivanti da una visione integrale dell’uomo e del suo eterno destino”.
Ecco un esempio dove i medesimi termini dicono cose diverse, quand’anche non contrapposte. Nel pieno rispetto dell’altro; perfino nella stima e nell’affetto.