Al referendum
abbiamo imparato a scegliere da soli

Sono passati ormai alcuni giorni dal referendum sulla procreazione artificiale e forse si può ancora porre qualche appunto sul metodo che si è usato per convincere la gente a votare e a votare in un certo modo.

  1. La tecnica di trasformare ogni questione – anche i problemi morali o addirittura filosofici – in posizioni politiche sembra non giovare alla propaganda. E’ un truismo ridire che la gente è stufa di politica: soprattutto quando la politica cambia di giorno in giorno e si riduce a logomachie sul nulla o quasi. O si cambia stile, o bisognerà adattarsi alla disaffezione popolare nei confronti della guida della cosa pubblica. La politica presenti e valuti disegni e fatti che non collidono con la morale diffusa.
  1. Non bisognerà illudersi nemmeno che l’Italia sia passata al cattolicesimo di botto e quasi al completo, osservando il 74,9% di elettori che si sono allineati alle indicazioni di Ruini. Ci vuol altro. Può essere che una certa corruzione morale inizi a stupire e a spaventare. Ma occorreranno decenni per risalire la china di una civiltà che si fonda sui valori ultimi della persona.
  1. Un pensierino dovrebbero farlo anche gli intellettuali impegnati: le persone di studio, cioè, o di penna, che si espongono quasi per mestiere sui mass-media. Parlandosi tra di loro, si sono illusi di aver raggiunto la quasi totalità della popolazione. La quale, invece, ascoltava i pareri e i motivi degli uni e degli altri e si formava una propria convinzione e si predisponeva ad agire secondo una propria convinzione con libera scelta.
  1. Un’altra sorpresa la si è avuta in risposta alla propaganda organizzata dai mezzi di comunicazione di massa. Un esempio. Può sembrare sgarbato ricordare che Il Corriere in apertura di campagna elettorale abbia, in un corsivo famoso – o quasi -, dichiarato che, nonostante l’ospitalità data a pareri diversi, assumeva una linea orientata alla correzione della legge 40/2004. E non è che un caso. Si è assistito a una gragnola di confronti radiofonici e televisivi sulla personalità del concepito, sulle cellule staminali e cose del genere. Spesso arruffando le ragioni recate. Spesso ripetendo slogan triti e ritriti. Si è assistito a una campagna di diffusione di idee quasi generalizzata. E ci si poteva illudere di aver convinto il popolino giudicato incapace di critica, e invece geloso delle proprie idee e desideroso di verità, senza temere idee chiare e distinte e senza buttare a mare il buon senso.
    Forse una tecnica gramsciana di influsso culturale quasi subliminale sta mostrando i propri limiti. Forse è da riprendere ancora il passaparola, dove ci si possono  scambiare i pareri e correggersi a vicenda e non confondere l’oscuro con il profondo.
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