Prendiamo una città di eccellenza. Per stare al linguaggio italiano comune, segnaliamo Milano come la città capitale morale della nazione: qui ci dovrebbe essere il progresso più avanzato, la mentalità scientifica più astratta ed efficiente, la disinibizione più radicale dei principi morali, metafisici. Estetici anche, forse.

         Il 30 marzo 2001 è stata approvata una legge di otto articoli di cui il secondo ordina che “non costituisce reato la dispersione delle ceneri di cadavere autorizzata dall’ufficiale dello Stato civile sulla base della espressa volontà del defunto”. La regione Lombardia voterà il 2 novembre prossimo il regolamento della norma che permetterà la dispersione delle ceneri nei luoghi naturali.

         Potrebbe sembrare una minuzia. E invece, tra coloro che sono morti e hanno ricevuto l’estremo addio a Milano nei primi otto mesi del 2004, il 49,62% aveva chiesto di essere cremato. Un milanese su due vuole essere ridotto in cenere così che di lui non si abbia nostalgia, rimpianto, ricordo. Non occorre essere sociologi consumati per intuire che questo orientamento seguirà nel futuro. A parte i monumenti tombali, ci stanno togliendo anche i cimiteri. Dopo di che vi sarà posto per giardini e campi da gioco. O aree industriali, se proprio si vuol essere poetici.

         Si impone una breve riflessione su un fenomeno come questo. Un’articolessa di un filosofo rumoroso interpreta il fatto come un richiamo del nulla: niente vermi, niente terra. Solo quell’elemento volatile e inconsistente che è la polvere. Come se la polvere fosse nulla e non fosse appartenuta al tal dei tali, figlio di e di, nato a il. Insomma, è possibile l’annichilazione? E anche l’idea di una collinetta dove potranno essere sparse le ceneri dei defunti cremati potrà essere varcata senza un fremito?

         Un sottotitolo spiega il motivo più premente e decisivo per la scelta: “Così evito noie ai miei figli. Niente fiori, lapidi o lumini”. Anzi col tempo si potrà portare a casa l’urna cineraria commissionata secondo i gusti. E speriamo che ci si ricordi dove la si è messa.

         Che belli i funerali con gente che piangeva sinceramente e compostamente. Con gente che pregava, perché una persona cara era arrivata a casa sua, presso Dio.

          Mi torna alla mente una novella di Pirandello. Una guida di calesse turistico cambia lavoro e viene messo su un carro funebre. Abituato com’è a invitare gli utenti, si avvicina al marciapiede e si rivolge a un signore, chiedento: “Vuol salire?”. Guarda un po’. Anche una passeggiata per la città può diventare un funerale.

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