La notizia di questi giorni viene dalle autorità scientifiche e pre-legali  d’Inghilterra. Consiste nella licenza concessa ai genetisti di clonare la persona umana. Non si pensi subito alla pecora Dolly, quasi un tizio che si crede un adone avverta l’esigenza di lasciare al mondo il duplicato di sé per esporsi all’ammirazione e alla compassione di chi lo incontra. No. La faccenda può sembrare assai più semplice   e accettabile, nascosta com’è sotto una coltre di nomenclatura specialistica.

Si prende un ovulo non fecondato, lo si svuota del patrimonio genetico; se ne prende un altro, fecondato e se ne  rovescia il contenuto nel primo. Scatta la fecondazione e fino al quattordicesimo giorno diventa legittimo prelevare da esso le cellule staminali che possono guarire malattie come il diabete, Parkinson , Alzheimer, ecc. Si noti: non si compie un giochetto di eugenetica: si tende a una terapia  che baypassa molte scansioni dolorose e urtanti . Si va sul sicuro, quasi. Dopo di che, l’ex ammalato può saltare come un cerbiatto e muoversi come una libellula.

Ma che ne è stato dell’ovulo a cui si sono tolte le cellule staminali? E’ servito a . E’ morto, ma è servito a . E qui non si tratta di stabilire il valore dell’uno o dell’altro soggetto umano: per paradosso ha maggior diritto di vivere quello che ha appena iniziato a vivere, non quello già logoro e magari cadente. La persona è persona dall’inizio al termine. E non può essere strumentalizzata a nessun fine. Che ne sarebbe, oggi, del più feroce italiano sostenitore della clonazione di embrioni umani, qual è il dottor Severino Antinori, se da embrione – poiché embrione è stato- gli avessero tolto le cellule staminali che gli avrebbero consentito di continuare a vivere?

Leggo su un quotidiano tra i più documentati e raffinati. Tutta l’argomentazione a favore del processo clonativo è concentrata in una frase di Shakespeare : “ La voce del mio dolore è più forte di quella dei vostri precetti” .Già .Il fatto è che non esiste il dolore, ma il dolorante. Il fatto è che non esiste il precetto in sé, ma la persona che reca un progetto normativo nel proprio essere. Dopo di che, si deve scegliere tra persona e persona, non tra sentimento e imperativo astratto.

Siamo alle solite. C’è chi ama la vita: anche l’altrui e chi la odia: anche la propria, forse.

Occorre scegliere una posizione umana. Meglio se questa posizione è sostenuta da una parola che Dio ci ha rivelato in Gesù Cristo.

A proposito: per fortuna nei giorni immediatamente successivi il 25 marzo di anni fa,  la Madonna non si è fatta visitare da Antinori. Avremmo perso il senso della vita. Magari per avere in cambio Barabba.

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