Stiamo assistendo nel nostro tempo a un confronto serrato tra una visione umana – umana perché cristiana – della società e una visione nichilistica. In Spagna, questa volta, dove sembra si ripeta e si aggravi la deriva che ha portato l’Italia alla situazione di smarrimento morale degli anni Settanta e Ottanta. I fatti sono noti. La nomina di Zapatero a presidente del governo spagnolo ha segnato una revolución non ancora conclusa. Si susseguono iniziative serrate per rendere più facile e veloce il divorzio, equiparare al matrimonio le unioni tra gay e lesbiche, compresa la facoltà di adottare figli. E si aggiunga la paura della Chiesa spagnola che la revolución laicista avviata da Zapatero si estenda presto ad altri campi come l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, i finanziamenti alla Chiesa, la sperimentazione con gli embrioni, per non parlare dell’aborto e dell’eutanasia. 

        Il cambiamento di cultura e di società avverrebbe in men che non si dica, e il consenso popolare potrebbe essere assicurato dalla rilassatezza dei costumi a cui il succedersi delle leggi conduce. Un deputato ha sentenziato: “Non ci sarà nessuna retromarcia”. I vescovi e i cattolici in generale si trovano così di fronte a una morale facilistica – se di morale ancora si può parlare – davanti alla quale sarà arduo portare argomenti contrari. La conferenza episcopale spagnola, la cui assemblea si è appena conclusa, scende in campo appellandosi alla legge naturale che non può essere violata da nessuno impunemente, dal momento che salvaguarda e promuove la persona umana nella sua integrità. Di fronte sta una concezione relativistica e scettica secondo la quale la verità è data dal numero, quando raggiunge la maggioranza democratica. 

        Ci si può chiedere se si è di fronte a una novità. Ci si può chiedere se, col passare del tempo – non troppo, del resto -, non si arriverà a una immoralità che chiamerà con nomi eleganti anche dei crimini orrendi perpetrati su persone umane innocenti. 

        Si impone il superamento di una “mediocrità spirituale” e di una “debolezza missionaria” che sappia smuovere le coscienze e rendere evidenti i disordini etici che si vanno consumando o preparando. Forse occorreranno decenni per smuoversi da un incanto ossessivo che chiama bene il male. Dovrebbe essere impegno di tutti.

Instagram
Powered by OrdaSoft!