Il fatto è di ieri. Una donna francese, per un errore del medico curante, ha perso il bimbo che attendeva e che già era al sesto mese. Lo sviluppo al sesto mese pare qualcosa di diverso dall’embrione ai primi istanti di vita. Se non è un Ercole, è almeno un  bimbo o una bimba che quasi si può tenere in braccio. La madre, ritenendo violato il diritto del nascituro e il proprio, è ricorsa al Tribunale francese che le ha dato torto. In un secondo momento è ricorsa alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo. Per farla breve, la Corte Europea ha prosciolto il medico e dunque lasciata la donna e il figlio senza tutela giuridica per un motivo molto semplice: la legislazione europea non si pronuncia sullo “status” civile e giuridico del feto. Può essere, perciò, un ammasso di cellule informi o una persona in formazione ( già avanzata, nel caso ). Decidano i singoli Stati.

Che dire? Intanto, il problema non si riferisce soltanto al bambino da salvare a da  crescere: concerne anche la mamma che pure ha il diritto di veder rispettato il bimbo che porta in grembo e che raggiungerà il suo destino. Sembra una monomania: quando si parla di aborto, si pensa soltanto al diritto della donna: l’utero è mio e lo gestisco io; come se l’utero gravido fosse vuoto spinto. Non esiste un dovere al rispetto anche della maternità? O l’ideale è soltanto il non avere dei fastidi e delle responsabilità dei propri atti ? La Corte Europea è composta soltanto da uomini o da donne sterili?

C’è poi il fatto che la sentenza delega i singoli stati a decidere, non avendo essa stessa un parere chiaro e sicuro. Qui, però, bisogna riconoscere che un dubbio europeo non è da meno di un dubbio di un operatore ecologico. Si ammetta di non avere una soluzione. Dunque si prenda atto che il feto sia persona. Dunque non si può intervenire su di esso sopprimendolo. Una simile decisione potrebbe coincidere pari pari con un omicidio. Non si danno soluzioni a metà. Nemmeno prendendo il feto e tagliandolo a metà.

Dovrebbe tremare la mano col bisturi che uccide . E dovrebbe fremere la coscienza prima di passare all’azione in queste vicende. Non si tratta soltanto di religione. In gioco è l’umanità, semplicemente l’umanità di una persona. Se no, quando iniziamo a proibire la soppressione di un soggetto umano?

Ma se esiste Dio e Dio è il difensore dei deboli, i potenti che eliminano coloro che  non sanno far valere i propri diritti, se la vedano con la propria coscienza: meglio con Dio.

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