Molti sanno – grosso modo almeno – come è articolata la Curia Romana. Il Papa governa ultimamente la Chiesa universale. Ma ha accanto a sé gruppi di persone particolarmente competenti nei vari settori: le Missioni, la Dottrina della Fede, il Culto divino, il governo dei sacerdoti, la scelta dei vescovi ecc. Ciascuno di questi gruppi si chiama Congregazione ed è formato da un prefetto, da unsegretario, da un sottosegretario e da altri membri: consultori od operativi. E’ contro questo apparato che si mormora spesso tra i credenti, i preti e i vescovi non del tutto occupati in altro. Le Congregazioni vengono accusate di centralismo, di burocraticismo, di lentezza e così via. Ovvio che il personale di Curia sia formato tutto da uomini: le donne rimangano in cucina o in guardaroba.

         E invece no. E’ di questi giorni la notizia che una suora salesiana, suor Patrizia, è stata eletta sottosegretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata: una religiosa, insomma, a decidere per delle religiose secondo il proprio grado di autorevolezza.

         Davanti al fatto si è mostrata meraviglia: finalmente le donne passano al contrattacco nella guida della Chiesa; è finito il tempo della donna che “la piasa, la tasa e la staga in casa”. Cose d’altri tempi che vengono ripetute come barzellette logore anche adesso con la convinzione di identificare dei grumi di vecchiaia. Se non si confondono le cose e non si vede questa decisione come un passo di avvicinamento verso le donne prete o monsignore o vescove o cardinali o papa, la vicenda non ha proprio nulla di eccezionale. Anzi, la donna è dotata spesso di una singolare capacità di valutazione obiettiva e serena e di scelte sagge ed efficaci. Più dell’uomo? Mah. Bisognerebbe impostare il discorso non in generale, ma tenendo conto delle doti dei singoli soggetti. Comunque, non occorre avere medaglie e gradi per essere persone di buon senso, di tenerezza e di forza.

         Noi, i novissimi, ci stupiamo spesso di faccende per nulla straordinarie. Per esempio, nel medioevo vi erano suore che dirigevano monasteri con rigore e dolcezza invidiabili. Talvolta abbadesse per nulla supponenti venivano nominate per una direzione di conventi anche di uomini. E agivano invidiabilmente bene. Purché si guardi a questi fatti senza l’entusiasmo di chi vede sempre più vicina la mèta del sacerdozio ministeriale alle donne. Si tratta di tutt’altra cosa. Sarebbe come far partorire un uomo, fosse pure il presidente della repubblica.

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