Sono in atto innumerevoli commemorazioni dei cinquant’anni dall’inizio della TV in Italia. Apocalittici e integrati. Un non lontano rimbrotto nemmeno troppo misurato di Popper sulla “cattiva maestra”. Forse ci sta anche una riflessione per spunti velocissimi: quasi soltanto dei titoli.
- La civiltà dell’immagine ci ha messi a contatto in misura vastissima e in modo assai incisivo con fatti inimmaginabili da raggiungere in altri tempi. Benedetta TV, quando non seleziona avvenimenti in base a schemi ideologici e non ci imbroglia. Ma tutto l’argomentario proposta ci lascia tempo e voglia di riflettere? Non ci schiaccia di fronte a campi di responsabilità immani che ci si aprono davanti? Non ci costringe a pause interpretative come la lettura di un libro.
- Il piccolo schermo rincorre l’attualità – la crea anche – e intende commentarla: tavole rotonde, programmi di approfondimento, inviti ai soliti competenti ecc. Ciascuno dice la sua. Il fruitore si formi una propria opinione. Ma le diverse posizioni sono argomentate o soltanto enunciate, e per di più quasi sloganisticamente? E per di più con un vocabolario che si va impoverendo?
- Il pluralismo delle idee aumenta con il silenziare voci magari discordanti da una sorta di supina “vulgata”? E una certa discordanza di esegesi non nasce dagli avvenimenti stessi narrati, ammesso che si abbia ancora voglia e capacità di pensare? Sì, poiché uno dei rischi maggiori di un uso improvvido della TV è proprio l’attutimento del senso critico.
- L’universo televisivo – talvolta senza averne l’intenzione – dolcemente impone una scala di valori secondo cui giudicare, un atteggiamento ludico di fronte a fatti anche tragici, idealtipi che hanno talvolta pochi motivi per essere imitati e così via. Quand’anche non si sbricioli in programmi gustabili pure da scimpanzé. Specie quando le varie agenzie ingaggiano lotte furiose per l’ “audience” come criterio di stima.
- La TV anche nelle case si va gradatamente trasformando da notiziario ed evasione comuni in strumento individuale: un apparecchio per stanza o per persona. E si rischia di disimparare l’arte della conversazione.
Grazie, TV cinquantenne. Con qualche riserva. E responsabilità.