Sono in atto innumerevoli commemorazioni dei cinquant’anni dall’inizio della TV in Italia. Apocalittici e integrati. Un non lontano rimbrotto nemmeno troppo misurato di Popper sulla “cattiva maestra”. Forse ci sta anche una riflessione per spunti velocissimi: quasi soltanto dei titoli.

  1. La civiltà dell’immagine ci ha messi a contatto in misura vastissima e in modo assai incisivo con fatti inimmaginabili da raggiungere in altri tempi. Benedetta TV, quando non seleziona avvenimenti in base a schemi ideologici e non ci imbroglia. Ma tutto l’argomentario proposta ci lascia tempo e voglia di riflettere? Non ci schiaccia di fronte a campi di responsabilità immani che ci si aprono davanti? Non ci costringe a pause interpretative come la lettura di un libro.
  2. Il piccolo schermo rincorre l’attualità – la crea anche – e intende commentarla: tavole rotonde, programmi di approfondimento, inviti ai soliti competenti ecc. Ciascuno dice la sua. Il fruitore si formi una propria opinione. Ma le diverse posizioni sono argomentate o soltanto enunciate, e per di più quasi sloganisticamente? E per di più con un vocabolario che si va impoverendo?
  3. Il pluralismo delle idee aumenta con il silenziare voci magari discordanti da una sorta di supina “vulgata”? E una certa discordanza di esegesi non nasce dagli avvenimenti stessi narrati, ammesso che si abbia ancora voglia e capacità di pensare? Sì, poiché uno dei rischi maggiori di un uso improvvido della TV è proprio l’attutimento del senso critico.
  4. L’universo televisivo – talvolta senza averne l’intenzione – dolcemente impone una scala di valori secondo cui giudicare, un atteggiamento ludico di fronte a fatti anche tragici, idealtipi che hanno talvolta pochi motivi per essere imitati e così via. Quand’anche non si sbricioli in programmi gustabili pure da scimpanzé. Specie quando le varie agenzie ingaggiano lotte furiose per l’ “audience” come criterio di stima.
  5. La TV anche nelle case si va gradatamente trasformando da notiziario ed evasione comuni in strumento individuale: un apparecchio per stanza o per persona. E si rischia di disimparare l’arte della conversazione.

        Grazie, TV cinquantenne. Con qualche riserva. E responsabilità.

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