Il fatto luttuoso di Nassiriya ci pesa sul cuore. Avvertiamo l’esigenza di un momento di riflessione e di preghiera – per chi crede – affinché gli avvenimenti assurdi che ci vengono comunicati abbiano una interpretazione – se non una spiegazione -, che ci solleciti ad assumere le nostre responsabilità di cittadini italiani.

Supplichiamo gli uomini di parte perché sappiano tacere davanti alla morte di fratelli carissimi. Non brandiscano i defunti come strumenti di lotta perché prevalga una posizione ideologica piuttosto che un’altra. Con tutto lo sforzo di comprensione che possiamo spremere dal nostro animo smarrito, non riusciamo a svincolarci dalla esigenza di denominare gesto proditorio – viltà - il fatto di morte accaduto. Fosse guerra dichiarata e guerreggiata. No, si tratta di incursioni violente e devastanti che provocano lutti e non si sa donde derivino – anche se è pensabile da chi siano organizzate - e davanti alle quali è pressoché impossibile organizzare una difesa o un contrattacco. 

Non si immagini che la barbarie esplosa sia l’espressione di un popolo – l’ Iraq –, il quale, invece, desidera ordine, laboriosità, libertà e pace. I nostri stimati e amati Carabinieri uccisi, i nostri soldati e i civili trucidati mentre attendevano a lavori di altruismo, non sono persone da considerare soltanto sfortunate; vibrava in loro il desiderio di offrirsi come uomini di solidarietà e di benevolenza : a rischio della vita. Non erano in guerra. Stavano svolgendo una missione umanitaria.

A loro dobbiamo suffragio e gratitudine. Questi nostri concittadini che hanno giocato i loro giorni nell’aiuto di un popolo in difficoltà – un popolo che li ha accolti e apprezzati -, sono davanti a Dio perché ricevano il giudizio di benevolenza. A loro dobbiamo pure riconoscenza, poiché hanno svolto anche a nostro nome, un compito di giustizia e di progresso. Il Signore li accolga nella sua beatitudine. A noi la consegna di lasciarci formare dal coraggio di chi si spende  fino al dono della stessa esistenza. Avvertiamo vicini e bisognosi di comprensione e di affetto – ne hanno diritto – anche i parenti e soprattutto le famiglie delle vittime di questo atto sciagurato.

Preghiamo perché il Signore non lasci spegnere il rimorso nei loro cuori deviati: li insegua, li talloni, li perseguiti con il ricordo di vite spezzate in forza di una follia forse nemmeno tanto lucida. E non permetta che la religione entri a turbare i rapporti fraterni tra gli uomini, diventando fattore di lotta e di pianto.

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