Bilancio telegrafico della vicenda circa la legge sulla fecondazione omologa assistita.
- Si tratta di una legge efficace? Mah. Intanto, chi vorrà agire diversamente non avrà che da mettersi sul treno e raggiungere il primo ospedale oltre confine italiano. Vi è poi il caso della possibile anomalia di un ovocita che dev’essere impiantato senza esame previo circa la sua salute, ma è considerato disponibile alla soppressione legale quando si sarà sviluppato più avanti. Bisognerà, poi, prendere coscienza che la legge civile tende sempre meno a svolgere una funzione educativa, per diventare pura registrazione del costume diffuso.
- Fino all’ultimo la grande informazione ha insistito sul carattere “cattolico” della legge, mentre in gioco erano soltanto valori raggiungibili dalla sola intelligenza umana. E ciò anche per quanto concerne la riprovazione di una qualche metodica di fecondazione omologa. Rimane vero che il dramma dell’uomo contemporaneo non è la perdita della fede, ma la perdita della ragione. E chi stabilisce il campo di competenza esclusiva della fede? I laicisti dogmatici?
- Lungo l’intera discussione si è messo in primo piano l’aspetto privato della faccenda: o meglio, la libertà pressoché assoluta che dovrebbe essere riconosciuta alla donna. Il solito “l’utero è mio, me lo gestisco io”. Come se il venire al mondo di un bambino fosse soltanto motivo di consolazione per la mamma, e non coinvolgesse l’intera società: almeno perché il tizio, fatto adulto, dovrà pagare le tasse e rispettare il codice della strada.
- Si sarà notato il diverso modo di procedere nell’argomentazione, da parte di coloro che stanno per la “natura”, e da parte di coloro che si schierano per una materia plasmabile in modo illimitato. Macché rispetto alla vita. La tecnica può e deve applicare tutti i procedimenti di cui è capace. Più precisamente: si è parlato spesso del rispetto dovuto alla vita; ma il fronte abortista aveva sempre in mente la vita della donna, anzi il benessere, la felicità della donna: una felicità identificata con la maternità e qualificata come una pretesa. Chi, invece, sosteneva la illiceità della fecondazione artificiale – almeno di quella eterologa – ha continuamente sottolineato la presenza del figlio e dei diritti del nascituro. Già, poiché lungo la discussione ci si è quasi dimenticati di questo esserino all’inizio del suo esistere, incapace di far valere i suoi diritti, ma avente i suoi diritti, primo tra tutti quello d’essere lasciato in vita per crescere in modo armonico. Si è trattato di un confronto culturale che non ha tenuto presenti tutti i termini del problema. Non ha voluto tenerli presenti? Chi obietta, poi, che all’inizio dell’esistenza non si dà una persona, rifletta: si è di fronte a un essere unitario e in qualche modo autonomo. Chi obietta, potrebbe obiettare se fosse stato eliminato all’avvio della sua vita?