Lo ammetto a mio disdoro. Domenica scorsa non sono riuscito ad ascoltare il discorsetto per l'Angelus, che il Papa ha tenuto alla gente riunita in piazza San Pietro dalla finestra del suo studio in Vaticano: la specie di saluto e di raccomandazione che egli ha dato prima di appartarsi nel silenzio degli esercizi spirituali. Il giorno - i giorni - dopo ho scorso nella rassegna stampa i titoli che molta grande - si fa per dire - informazione aveva dedicato all'avvenimento. Il Papa - se non ho letto male - aveva imperato o quasi di schierarsi dalla parte del bene contro il fronte del male: anzi, di affrontare e vincere con Cristo nel deserto «lo spirito del male».
       Ho pensato alla solita forzatura semplificante e distorcente. Non avevo neppure bisogno di controllare il testo originale per capire dov'era stato arruolato - ancora una volta - Giovanni Paolo II. II male si sa da chi è rappresentato. Il bene non lo si dice in esplicito, ma lo si lascia immaginare anche se si tratta di un tiranno che affama e ammazza i sudditi senza soverchi riguardi. Il Papa, dunque, si posizionava sul fronte della guerra alla guerra e basta.
       Una particolare curiosità mi punse in seguito, quando un paio di credenti pur non insipienti mi accennarono - il va sans dire - al demonio che press'a poco lottava contro l'arcangelo Michele nell'imminenza di una guerra ingiusta: sonoramente ingiusta. E tacciano tutte le obiezioni.
       Vado a prendermi la fonte. Trenta righe di intervento. Tutto sul modo di vivere la Quaresima nella preghiera, nella mortificazione e nella carità fraterna. Unico accenno alla guerra - e chiedo venia della lunghezza della citazione, ma è completa -: «Nell'attuale contesto internazionale, si avverte più forte l'esigenza di purificare la coscienza e di convertire il cuore alla pace vera. Al riguardo, è quanto mai eloquente l'icona di Cristo che smaschera e vince le menzogne di Satana con la forza della verità, contenuta nella parola di Dio. Nell'intimo di ogni persona risuonano la voce di Dio e quella insidiosa del Maligno. Quest'ultima cerca di ingannare l'uomo seducendolo con la prospettiva di falsi beni, per distoglierlo dal vero bene che consiste proprio nel compiere la volontà divina».
       Dunque? Dunque niente. Si vuole un Papa nemmeno pacifista senza se e senza ma; si vuole un Papa che condanni una parte in causa e lasci intendere che assolve l'altra con tutte le indulgenze possibili. E la gente scenda poi in piazza a gridare pace. Così probabilmente aumenterà l'odio.
       Pio XII si era fatto un punto d'onore - di là dalle chiacchiere di una mediocre opera teatrale - nel rimanere il più possibile neutrale tra i contendenti; o meglio, condannando la violenza dove la scorgeva e badando a non nuocere a possibili ostaggi: cristiani spesso. Con Giovanni Paolo II si è deciso, invece, di disporlo manicheisticamente - e bugiardamente - a difesa di un gruppo di nazioni santificate per l'occasione contro altre giudicate reprobe.
       Saggezza della continuità della guida di papi che vogliono verità, giustizia e pace. Pace, non astio e violenza sotto il manto di una pace furbastra. Giù le mani dal Papa.

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