Senza essere aruspici o maghi, si può predire qualcosa delle violenze che scoppieranno nei prossimi mesi: una sorta di guerriglia urbana condotta dagli antiglobal in nome di non si sa quale «causa», poiché la promozione umana generalizzata è voluta anche da altri, se non da tutti. L'alternativa alla conquista pacifica di ciò che pretendono questi violenti è lo scontro e - assicurano - vinceranno. Parole già udite.
       Intanto, annotiamo che le truppe si stanno addestrando. E saranno numerose, quando si schiereranno i militi di ordinanza e di complemento che stazionano in quelle zone di allevamento che sono i «centri sociali» (non si possono chiudere?) delle diverse città.
       Poi l'esercito cercherà di crescere in numero di soldati e in potenza di armi. Alcuni politici si uniranno almeno all'inizio. Non troppi. Subito pronti a smarcarsi se e quando le vicende dovessero mettersi al peggio. Pensano ai voti. Zone di pescaggio potranno essere anche i gruppi di immigrati. I quali, però, preferiscono unirsi per etnie e, se sono clandestini, stanno alla larga da situazioni in cui potrebbero essere identificati, presi e fatti rimpatriare. I sindacati, poi. Ma i pensionati amano manifestazioni magari grandiose eppure meno agitate e confuse. Gli operai dipendenti ancora in attività non si riuniranno facilmente per l'occasione e non intendono sciupare la loro forza contrattuale già attenuata per le divisioni che soffrono al loro interno. Senza aggiungere che sono persone serie, positive. Anche i disoccupati.
       Tra poco aprono le scuole, gli studenti si mostreranno pronti a menar le mani, a lanciar pietre, a rompere vetrine e teste, a fare «espropri proletari» che poi sono furti con scasso belli e buoni: cioè brutti e cattivi. Non, certo, tutti gli studenti. Forse più gli alunni delle medie superiori che gli universitari. E qualche fuoricorso. Non importa che tra i ragazzi siano un'esigua minoranza nella scuola: occupano, discutono, progettano, organizzano cortei con slogan talvolta - raramente - riusciti: la rabbia non pare ispirazione poetica felice; gli altri, i più, giulivi, se ne stanno a casa in vacanza e amen.
       Saremo ancora costretti a vedere professori e presidi come presi d'assalto, tenuti in ostaggio nei loro uffici e resi inattivi, i cattivi incapaci di far valere la loro autorità e di difendersi.
       Soprattutto in giorni utili a preparare «ponti» di inattività, rassegniamoci al traffico reso caotico, a urlacci lanciati un poco contro tutti: contro le multinazionali, l'America, i popoli ricchi - e noi? -, i programmi di storia e filosofia, le tasse scolastiche da eliminare - meglio aumentarle agli istituti privati -, le interrogazioni concordate, eccetera. E non chiedete troppi chiarimenti agli adolescenti che fan chiasso: ignorano in gran parte contro chi manifestano: due frasi fatte gli bastano.
       Gli studenti, si diceva. Che si stancheranno presto: probabilmente prima della caduta del governo. E allora? E allora, delle due l'una: o si ritorna tra i ranghi, acquattati come reduci delusi - e sarà così per molti -, oppure i pochi irriducibili si trasformeranno in guerriglieri di professione. E saranno dapprima le «sedicenti» Br o come diavolo si vorranno chiamare, poi cadrà il «sedicenti» e rimarrà il terrorismo vigliacco di chi vuole l'impunità. Finché non si scoprono i «covi», i depositi di armi e gli autori di delitti. Ce ne vorrà di tempo.
       E i cattolici? Non si lascino prendere dal complesso del «c'ero anch'io». Se proprio vogliono cambiar l'esecutivo, lavorino politicamente. Si vedrà alle prossime elezioni. Permettendo ad altri fratelli di fede di pensare e di agire diversamente. Mi si lasci aggiungere un'ingenuità: tengano presente che quando si lotta con odio - anche senza spaccare e uccidere -, si finisce per constatare, con il tempo, che non si crede più: si è perso lo stupore davanti al mistero della persona umana e di Dio.

Instagram
Powered by OrdaSoft!