D'accordo. Non è, per ora, identificato il punto di origine della responsabilità circa gli aerei che hanno abbattuto le due Torri Gemelle di New York, circa quello che ha colpito il Pentagono e l'altro che, forse, voleva raggiungere Bush o, comunque, la sua dimora di vacanza. Non si conosce l'autore preciso del gesto terroristico: almeno con sicurezza assoluta. Non pare, tuttavia, che ci si possa cavare d'impiccio, per principio e in modo assoluto, sostenendo che il gesto violento sia frutto di popoli miserevoli - sempre? - sull'orlo della fame, i quali manifestano e si ribellano alla loro condizione di povertà. Un simile ragionamento - se di ragionamento si tratta - pone in evidenza un dato indiscutibile. Questa non identificazione del «nemico», però, non impedisce di mettersi alla ricerca di chi - popoli, gruppi o persone singole che siano - da tempo coltivavano odio acerrimo contro l'America e l'Occidente in generale e organizzavano ripetutamente atti di terrorismo. Sembra non valga il solito giochetto di mettere tutto sul conto della Cia (e di Andreotti, un tempo).
       D'accordo. Rimane vero che l'Islam è una religione plurale, date le fasi storiche che ha attraversato, le scuole interpretative secondo cui si declina e gli stili di pensiero e di vita che suscita. Non pare, tuttavia, gioco onesto sezionare oltre misura un fenomeno che sostanzialmente si può ricondurre a un robusto fondamentalismo e a una intolleranza truce. Non è da questi giorni che nazioni intere negano ai cristiani il diritto della propria professione di fede e soprattutto di testimonianza. Senza parlare di una mancanza di reciprocità per cui i musulmani si attribuiscono diritti fondamentali che negano a coloro che non appartengono alla loro religione.
       Adesso ci troviamo di fronte a un groviglio di questioni che sboccano sull'interrogativo della possibilità o no di attuare una difesa nei confronti dell'offensore, ammesso che lo si sia stabilito con certezza.
       Siamo alle solite. Vi sono cattolici che proclamano in una maniera aprioristica e totale il perdono e dunque negano qualsiasi liceità di una qualsiasi risposta. Altri, anche non credenti, rifiutano l'accettazione della teoria della guerra giusta - la guerra di difesa, grossomodo - e, dunque, considerano disordine morale qualsiasi reazione di fronte ai danni subiti. Un certo fondamentalismo intollerante - spiace - cristiano non esita nemmeno a sparare passi evangelici come quello del porgere l'altra guancia, del camminare per un altro miglio con l'avversario, insomma del perdonare l'oppositore che ci ha fatto del male.
       Fossero così semplici le cose. Il fatto è che, se si impone con la forza la morale evangelica, in nome della carità si finisce per consumare un sopruso. Rimane allora forse non tanto la ritorsione - che sa di vendetta -, quanto piuttosto l'obbligo o almeno la possibilità di operare per il disarmo dei terroristi che potrebbero continuare nelle loro efferatezze. Ciò sembra il minimo che sia consentito. E si precisi pure che l'intervento per il disamoro di chi potrebbe continuare le distruzioni va attuato secondo una giusta proporzione e in modo da non colpire zone civili e persone innocenti.
       Già che ci sono, mi tolgo lo sfizio di riaccennare al problema degli immigrati di origine musulmana. Il problema politico deve tener conto non tanto della religione di chi entra nel Paese, quanto piuttosto del tipo di cultura secondo cui pensa e vive, chiedendosi se tale cultura è concordabile con quella della nazione ospitante, o ne turba e ne scalza degli aspetti determinanti. Se poi è la religione degli immigrati che li rende incapaci, o almeno non propensi, a un qualche adattamento, la responsabilità è della religione stessa che si traduce immediatisticamente in uno stile di pensiero e di vita integristico, mentre dovrebbe essere laico.
       Dal punto di vista cristiano, invece, occorre accogliere i poveri vedendo in loro Cristo e proporre il Vangelo perché si convertano alla Chiesa. Ma guai a confondere la religione con la politica. La religione la pratichino i credenti, i preti, i vescovi e il Papa. La politica la svolgano i politici e, in generale, i cittadini.
       L'unico modo per non confondere è distinguere.

Instagram
Powered by OrdaSoft!