La notizia. Esilarante, se non fosse vera. Giorni fa la signora Rosa Petrone, un'italiana divenuta musulmana, ha deciso di scioperare nell'ospedale milanese di Niguarda in cui dovrebbe prestare servizio come infermiera, finché non saranno tolti i crocifissi dalle pareti delle stanze e delle sale. O lei, o le sembianze di quel «cadavere in miniatura» che disturba la sua fede. E fin qui, passi. La signora Petrone è libera di credere ciò che vuole e di smettere di lavorare quando le garba. Avrà semmai la protezione dei sindacati. Per ora si aggiunge la presa di posizione a suo favore da parte dell'«Unione musulmani d'Italia». La quale «apprezza molto il gesto di ottemperanza (dell'infermiera). La nostra - afferma l'Unione - è una lotta per raggiungere la pari dignità sociale garantita a tutti i cittadini italiani dalla Costituzione». Il fattaccio sarebbe «del tutto inammissibile: cosa ne è stato della libertà di opinione?... La presenza del crocifisso nei luoghi pubblici è un atto di esclusivismo discriminatorio, è violazione e sfida alla neutralità e laicità dello Stato».
       Ohibò, povera Costituzione massacrata. E poveri noi, zoticoni di derivazione illuministica che non pensavamo affatto di compiere un atto di culto attaccando il crocifisso ai muri degli ambienti di tutti: volevamo soltanto, nella nostra ignoranza, esprimere un segno della tradizione culturale da cui dipendiamo. E magari occorrerebbe chiedere ai malati di Niguarda se quell'Innocente che muore sul patibolo dia loro proprio fastidio: può essere che in maggioranza ne desiderino l'immagine nella stanza perché - poveretti loro - si illudono di poter chinare il capo davanti al mistero del dolore che li tortura proprio confrontandosi con il crocifisso.
       Mettiamo ai voti? Può essere che anche i malati minaccino lo sciopero, se manca il crocifisso. Come? E in ogni modo, cattolici e laici potrebbero arrivare a metà strada. Accanto al crocifisso si potrebbe appendere la mezzaluna islamica che ai cattolici richiama Maria, la madre di Gesù, uomo e Dio.
       Così viene superato l' «esclusivismo discriminatorio». O è proibita anche qualsiasi interpretazione che contrasti con le certezze musulmane? «Neutralità» non significa buttare a mare secoli di sapienza anche non religiosa. La «laicità dello Stato», poi, è lezione non troppo condivisa, a quanto sembra, dall'Islam. Comunque non si identifica con una sorta di «tabula rasa» di valori e di principi morali di un sano umanesimo.
       Siamo seri. Se occorre levare ogni segno cristiano dai «luoghi pubblici», che ne facciamo di basiliche solenni, stupende e immortali nelle piazze e nelle strade delle nostre città? Se bisogna cassare ogni immagine che richiami il cristianesimo, diamo una mano di calce al ciclo pittorico di Giotto nella Basilica Superiore di Assisi e al Giudizio di Michelangelo nella Sistina? Riduciamo in polvere le sculture del Battistero di San Giovanni a Firenze? Mah. E le campane non sono elementi di intolleranza religiosa?
       Si è a un passo dall'esigere che i sagrestani salgano sui campanili per il richiamo alla preghiera cinque volte al giorno come i muezzin dai minareti. Si è sulla china non solo di imporre ai vescovi di nascondere le croci pettorali, ma anche ai parroci di rivolgersi alla Mecca nel celebrare la Messa, con tanti saluti all'Oriente. Bisognerà digiunare non in Quaresima, ma durante il Ramadan. Abbandonare la domenica per scegliere il venerdì come giorno di festa. Pellegrinare alla Mecca e non in Terra Santa o a Lourdes o a Fatima. Eliminare le macellerie con carne suina. Eccetera.
       Calma, ragazzi. Per ora siete nella vecchia Europa con le sue memorie e le sue glorie. Non affrettate la conquista degli infedeli. Tollerate di non essere gli unici ad avere convinzioni religiose. A me, per esempio, non va per nulla un Dio lontano, arido, disinteressato alle nostre faccende, troppo potente e così via. Preferisco un Dio che piange, geme, soffre, muore. E risorge. Sputateci sopra. Ne proverò dolore, ma rispetterò le vostre convinzioni. Rispettate voi pure le nostre convinzioni, irridendoci, scrollando la testa, compatendoci.
       Signora Rosa Petrone, perché non si trasferisce in un Paese musulmano? E voi dell'«Unione musulmani d'Italia», aspettate il vostro turno. Chissà.
       Scommetto: mi risponderà qualche musulmano obiettandomi che però la signora Petrone e i membri dell'Unione non sono l'Islam. La solita solfa. Volete decidervi a dire chi siete e dov'è esattamente l'Islam?

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