Non si è ancora spenta l'eco della riprovazione della legge che, in Olanda, permette l'eutanasia attiva. Eutanasia significa morte dolce. Attiva significa che questa morte dolce è deliberatamente provocata. Rimane da chiarire come possa essere soave ed elegante un omicidio. O si è alla disquisizione circa i metodi per procurare la morte? Con delle iniezioni endovenose sì, per esempio; mentre no al far partire un colpo di rivoltella o a infilare un coltello da cucina tra le costole o nell'addome. Quisquilie, si direbbe. E invece sembra che tutto il problema si riduca allo stile.
       Per la verità, vi sono condizioni che sembrano abbastanza precise e rigorose: che l'infermo sia in una condizione irreversibile di malattia; che abbia dato il proprio consenso in circostanze non sospette; che si proceda dopo un consulto tra specialisti e così via; ma non vale giocare a nascondino, quando l'intento è chiaro: chiunque è inevitabilmente orientato a morire; chiunque può desiderare di evitare una sofferenza immaginata come insopportabile; chiunque può attraversare momenti di angoscia di fronte a un futuro oscuro ed enigmatico ecc. Ma, santocielo, stiracchiando un po' gli elementi che danno la fattispecie di intervento legittimato, si può raggiungere anche una qualche larghezza nella applicazione della legge. Senza dimenticare - mi si scusi - una comprensibile attesa dell'eredità. Il morto giace e chi è vivo si dà pace. La vita deve continuare. Non mi va di cercare altri detti lugubri.
       Anche da noi si sta diffondendo una certa disposizione favorevole a tale eutanasia. È di qual che settimana fa una presa di posizione sonante e perfino stucchevole di un noto personaggio che riduceva la dignità dell'uomo a poter andare in bagno da solo; conclusa questa fase di autonomia, invocava l'intervento di un medico che gli facesse concludere l'esistenza terrena: sono io il responsabile della mia vita e della mia morte, diceva. Perché mai occorresse un medico e non un notaio o un becchino, non sono riuscito a capire. Tanto più che uno può ricorrere al self-service per sopprimersi. I gialli sono zeppi di modi fantasiosi secondo cui comportarsi per un suicidio. Il cardinale Adrianus Simonis, primate di Olanda, ha espresso il timore di un contagio di adesione a questa tecnica autosoppressiva dell'uomo. Non si impaurisca, eminenza: il voto favorevole all'eutanasia attiva - stando a sondaggi credibili - è già maggioranza un poco in tutta la vecchia Europa, Italia compresa, dove il 53%, con qualche cautela, si dichiarerebbe pronto ad accettare una legge come quella olandese. Stiamo andando dritti dritti verso le camere ardenti, quasi si trattasse di un ballo in maschera, dove, tuttavia, il morire strappa la maschera dal volto e mette al cospetto del Dio che giudica e perdona con le braccia aperte: il Giudice che possiamo rendere cattivo, noi, e che tuttavia rimane la misericordia condotta sino alla fine. Mi accorgo di essere uscito dal seminato di ragioni prettamente umane, e di aver invaso il campo della fede. Ma, durante le discussioni grevi su questo tema, raramente si lascia irrompere il fascio di luce che riguarda l'aldilà. Già. Il darsi la morte. II farsi dare la morte. E poi? Non rimane almeno il dubbio? Ritorno in àmbiti razionali. Se non si vuol essere dogmaticamente materialisti, un suicidio o un omicidio, a ben guardare, si riduce sempre a un somaticidio. Il che implica il persistere del principio spirituale della persona umana. Si sprecano gli aggettivi di biasimo per le noti zie che giungono dall'Olanda. Ma, a costo di urtare o di essere giudicato un candido, devo ammettere che non mi stupisce affatto l'approvazione della eutanasia attiva, stante l'orizzonte culturale che qualifica la mentalità dei Paesi opulenti, flaccidi e disperati. Da applicare è soltanto una logica ferrea: se la vita non ha più valore, se la vita non ha più finalità, se la vita non ha più norme, se la vita non ha più significato, perché mai lasciare che perduri? Quando non garba più, la si può buttare. Lucidissimamente dimostrando le pratiche criminali più nefande. Sempre tenendo sul fondale la mentalità di cui si diceva, non si riesce neppure a cogliere il motivo per cui si debba rispettare la vita dell'altro, se non «serve» più. O limita la libertà. Attenzione alla china.

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