Epifania: rivelazione, realtà e comunione

Omelia nella Messa dell'Epifania del Signore

Como, Cattedrale, 6 gennaio 2007

 

Potrebbe sembrare che il Natale abbia compiuto il ciclo delle feste della nascita del Signore Gesù tra noi. E invece la Chiesa ci chiama a fissare gli occhi e il cuore sulla figura determinante di queste feste: Cristo che nasce e rimane tra noi.

  1. Rivelazione

Epifania dice il protendersi di Dio verso di noi per comunicarci la sua verità.

In un tempo in cui lo scetticismo sembra la posizione gnoseologica più solida e non solo più vera, la parola di Dio ci avverte che non ci sono indefinite verità: ce n'è una sola, e questa va accettata con l'umiltà di alunni che dipendono dall'unico maestro dell'umanità.

Forse dovremmo erigere la schiena e levare la fronte con senso di dignità nell'accogliere il vero. Che non cambia con il tempo, o i luoghi, o gli umori, o gli utilitarismi che ci piegano alla viltà e allo scanso di fatiche. Verità è ciò che rimane per sempre e che guida le nostre idee e segna la via della morale umana e divina. Con tutta la preoccupazione che dobbiamo avere per stabilire un dialogo cordiale, non possiamo barattare quella che Dio ci ha detto essere la verità con opinioni umane e cangianti. Il credo ha ancora e sempre il suo valore e va accolto con un senso di umiltà, di modestia e di fierezza. I doni di Dio non umiliano mai.

 

  1. Realtà

Epifania dice il calarsi di Dio verso di noi per essere come noi, rimanendo Dio, e salvarci.

Siamo al mistero forse più determinante del cristianesimo. Il Signore Gesù, Verbo incarnato e redentore, non si mette tra noi attualisticamente, come con una decisione improvvisa e balenante, ma subito scomparsa.

Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del tempo. Tutti i giorni. Nella parola proclamata. Nella eucaristia celebrata. Nella conservazione delle specie eucaristiche dentro il nascondimento radioso del tabernacolo.

Così la verità si esprime nella realtà. Accostandoci alla Chiesa, soprattutto all'eucaristia, non ci misuriamo con un libretto di formule astratte: ci collochiamo a tu per tu - os ad os - con la concretezza stessa del Signore Gesù risorto.

L'Epifania è, dunque, il luogo più ecclesiale ed ecclesiante: più umano e più divino; più umano perché nell'eucaristia rinveniamo l'uomo perfetto che ha percorso l'esperienza del vivere fino a morire; l'eucaristia è il luogo più divino perché in essa noi troviamo la presenza reale di Cristo stesso che vuole unirsi a noi.

 

  1. Comunione

l'Epifania è il Signore Gesù medesimo che si dona a noi nel modo più intimo possibile: come cibo e bevanda; come termine della nostra adorazione e come punto di attrazione di tutti i nostri valori e aspetti umani.

Quando ci si unisce a Cristo, allora non ci si può più dividere, poiché egli diviene il centro di attrazione che ci assimila a lui e che ci rende cristiformi.

È presto detto che l'eucaristia è il centro dell'universo. Poi nasce il nostro impegno missionario: come Cristo chiama i magi dall'Oriente - i magi che quasi nulla sapevano del Messia che doveva venire - così chiama noi che pure lo conosciamo, ma dobbiamo lasciarci come assorbire dalla sua umanissima divinità.

L'Epifania segna una vita che cambia perché ci unisce alla redenzione, anzi al Redentore, in modo sorprendente e trasformante: non siamo più uomini sbalottati dalle favole mondane, ma figli di Dio che trovano nel Signore Gesù la loro radice, il loro tronco e la cima delle loro aspirazioni.

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