Lo Spirito di perfezione cristiana

Omelia nella Messa di Pentecoste

Como, Cattedrale, 15 maggio 2005

 

La pentecoste segna il dolore per la tristezza che il Signore Gesù si toglie dai nostri sguardi. E, tuttavia, segna l’apertura dei cuori perché noi credenti riconosciamo Cristo nella sua Chiesa. Esattamente nella Chiesa si svolge la perfetta azione dello Spirito che ci conduce alla santità della prima origine e dell’ultimo termine.

Chiediamoci quali siano gli aspetti che lo Spirito suscita in noi che ci accostiamo al Signore Gesù.

 

La vita di grazia 

E’ presto detto che la vita di grazia consiste nell’inabitazione dello Spirito nel nostro cuore: dello Spirito che ci conforma e ci unisce a Cristo per condurci al Padre.

Vi sono componenti anche umane che lo Spirito santo ci dona in misura sorprendente. Ci rende capaci di stupore: dello stupore che ci fa conoscere il mistero. Ci rende capaci di subire il fascino della bellezza e di vibrarne. Ci rende capaci di una consonanza strana, profonda e spesso sperimentata con il bene.

Si tratta di sensibilità che l’uomo lasciato alle sole sue forze non riesce ad avvertire in modo profondo. La dimensione della verità, a esempio. Se Se ci lasciamo condurre e quasi soffocare dalla cultura relativistica che impera, spesso finiamo per illuderci di creare la verità, mentre l’abbiamo esclusa dal nostro orizzonte di comprensione. Lo Spirito ci dona la gioia di lasciarci raggiungere e di raggiungere il vero come un valore che non può mancare nella nostra esistenza: come un valore che sembra astratto, ma ha incidenze insospettate nella prassi della vita. Così si dica per il bene: lo si può accostare e compiere come un’astrattezza fatta di princìpi lontani e aridi, mentre è il fondo e l’apice della nostra tranquillità e del nostro divenire interiore. Così si dica per la bellezza: senza lo Spirito il gusto estetico si deturpa e finiamo per gustare  superficialità e bassezze che nulla hanno a che fare con l’autentico umano.

Aggiungiamo che lo Spirito è detto “consolatore” e “avvocato”, quasi a suggerirci che noi siamo implacabili pubblici ministeri contro noi stessi e abbiamo bisogno di qualcuno che ci difenda davanti al Signore per riceverne la tenerezza e la forza.

 

La missione

Non a caso la Pentecoste segna l’inizio della predicazione apostolica: i discepoli impauriti durante la passione, quando ricevono lo Spirito, avvertono l’esigenza e trovano il coraggio di annunciare la morte e la resurrezione di Cristo come il mistero che salva.

La Pentecoste continua. Noi che viviamo nella Chiesa – la Chiesa nata a Pentecoste – siamo tutti incaricati di proporre la redenzione all’umanità. Vi sono credenti che partono per i territori di missione, appunto. Vi sono fedeli che svolgono il loro apostolato tra le mura domestiche, nella scuola, nell’ufficio, nello stabilimento.

Non bisognerà predicare oltremisura ciò che noi non facciamo. L’incoerenza può diventare una controtestimonianza: può far apparire devoti, quando il cuore è arido e perfino cattivo. L’ipocrisia è sempre una tentazione che irrigidisce l’animo e rende incapaci di affezione. E, tuttavia, al momento opportuno, nei modi appropriati, non bisognerà avere vergogna di mettere Cristo nei discorsi anche più usuali. L’appartenere alla Chiesa e il vivere dello Spirito è una condizione di privilegio e di gioia che deve manifestarsi.

Talvolta – o spesso – capiterà di imbattersi in persone e in ambienti che sembrano mossi da una sensibilità opposta al vangelo e deridente il cristianesimo. Non bisognerà avere paura. L’uomo spirituale comprende e gusta realtà che per l’uomo psichico – naturale e peccatore – non dicono nulla e, anzi, indispongono. Ma si sia certi: lo Spirito precede la nostra azione. E anche gli svagati e perfino perversi nascondono forse un rimorso che non si placa se non incontra il Signore Gesù.

 

 La società da cambiare

 Si può avere l’impressione di essere come avvolti in un gorgo di banalità e di opposizioni, quando si osservano gli stili di pensiero e di vita che vigono nella nostra società. Può essere che la vecchia Europa sia votata – si sia voluta votare – a un disfacimento, a una corruzione, a uno sfacelo di cui avvertiremo via via la misura e il senso drammatico. Può essere che altri, rispetto ai nostri, siano i paesi capaci di accogliere la rigenerazione del vangelo. Dopo un qualche inginocchiamento al mondo – anche al mondo del benessere occidentale – può emergere nell’animo una sorta di rifiuto e di ribellione nei confronti del mondo in cui viviamo. Se Dio ha il potere di giudicare e di condannare, questo potere è negato a noi: noi che dobbiamo sempre sperare – in spem contra spem – nella salvezza anche della contemporaneità e della convivenza in cui siamo inseriti.

Per quanto possa apparire utopistica una visione cristiana, noi non possiamo esimerci dal trasformare la società in una fraternità di fede.

 

La trasformazione del mondo

Aggiungiamo che lo Spirito ci è dato perché abbiamo ad assumerci le nostre responsabilità anche di fronte all’umanità e al mondo.

Dominio del creato da congiungere con la tutela del creato. Aiuto per raggiungere la giustizia anche da parte di chi – individui o popoli – sono discriminati, senza mezzi per far valere i loro diritti, senza dignità.

Anche qui, sarà poco ciò che potremo fare. Ma il poco di molti può diventare molto.

 

La Madonna del cenacolo ci dia il vigore e la dolcezza di una vita cristiana intensa e capace di irraggiarsi su coloro che incontriamo.

 

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