Maestro, sacerdote, pastore, missionario

Omelia nella Messa di Ordinazione episcopale di mons. Oscar Cantoni

Como, Cattedrale, 5 marzo 2005

 

Le pagine bibliche che abbiamo ascoltato ci hanno fatto intravvedere la fede come una visione nuova della realtà – una partecipazione alla conoscenza che Cristo ha delle cose –; la luce che si rivela agli occhi del nostro cuore, la luce che illumina il mondo del divino e dell’umano; la scelta di Davide come re d’Israele, anticipazione di Cristo e ragione ultima del ministero sacerdotale ed episcopale.

Tutto si concentra nel mistero di Cristo, morto e vivente tra noi, il quale è sposo e capo della Chiesa, dell’umanità e del cosmo. Il fatto che l’episcopato debba essere concepito e vissuto come servizio singolare al Signore Gesù va ribadito, ma apparirà come un’evidenza ineliminabile nello sperimentare tale dipendenza strumentale. Sì, don Oscar: diventare vescovo è una grazia singolare, ma è anche un peso che talvolta sembra schiacciarti le spalle, e che rimane motivo di gioia da diffondere anche quando il cuore sanguina. Ti salverà dallo scoramento la certezza d’aver obbedito alla Chiesa e al Signore nell’accettare questo incarico. La responsabilità è di Cristo. La letizia ti verrà dal contatto con lui e dalla comunione con i sacerdoti e con la gente che ti è affidata.

Maestro

Una delle caratteristiche maggiori che connotano la figura di Cristo è quella del rivelatore, del maestro, del profeta. Egli, Verbo di Dio, dice le cose del Padre, i segreti della vita divina che lo portano a morire e a risorgere, e che avvolgono e trasfigurano la vita umana in modo sorprendente. Egli insegna ciò che sperimenta, ciò che fa, ciò che è.

Don Oscar, sei chiamato a proporre di continuo la centralità del Signore Gesù nel pensiero e nella concretezza della vita: fino a diventare monotono, ossessivo – come un innamorato - per liberare i fedeli dalle idolatrie e dalle  ideologie che li tengono irretiti. Non conosco nessuno se non Cristo e Cristo crocifisso: il Cristo che devi annunciare opportune e importune. In comunione con il papa, i confratelli vescovi e in ascolto attento del popolo di Dio – quello veramente fedele, formato soprattutto da semplici -, devi proporre sempre l’unicità universale del Signore Gesù che è la verità delle cose e che dà senso all’esistenza in ogni sua espressione.

Fa’ in modo che la dottrina non si perda in ipotesi di lavoro che dilettano certi specialisti inconcludenti, ma abbia il timbro della concretezza, dell’essenzialità e della sicurezza su cui si possa giocare la vita: non si scommette l’esistenza su dei forse, su dei mi pare, può essere ecc. E protenditi – come hai fatto da prete e ancor più -: protenditi a far sì che il sistema di pensiero cristiano il quale contiene e si misura con il mistero di Dio possa esprimersi in una densità entusiasmante e fedele di vita che trasfiguri ogni idea, ogni progetto, ogni azione. 

Sacerdote

Nella Chiesa locale che ti è affidata ti porrai come sacerdote a nome e nella persona di Cristo: sacerdote primo tra i sacerdoti che formano il presbiterio diocesano per servire tutti i credenti che ti sono affidati e rappresentare l’umanità e il cosmo presso il Signore Gesù.

L’altare del vescovo è la fonte prima della vita di grazia, poiché il Cristo vi si immola – egli, vescovo dei vescovi - attraverso il ministero dell’apostolo che egli ha inviato. Sii consapevole di essere, sia pure come strumento, il primo liturgo e il primo sacrificatore – e sacrificato – della tua Chiesa: forma factus gregis ex animo. I sacramenti e soprattutto l’eucaristia fanno dei molti una cosa sola e rende tutti partecipi del morire e del risorgere di Cristo: un morire e un risorgere che recupera e trasfigura ogni pensiero e ogni gesto umano. L’eucaristia della cattedrale darà significato e valore a ogni messa che si celebra in diocesi. E ogni messa è fonte di tutte le vocazioni cristiane: con famiglie sante, ti auguro numerose e fervide vocazioni sacerdotali e di particolare consacrazione.

E, pur vescovo, non dimenticare, se riesci, l’esercizio del ministero della riconciliazione sacramentale. Ti rende umano oltre ogni fantasia. Ti costringe  a cavare dal cuore parole dense di misericordia e di speranza.

Pastore

Il popolo che ti è commesso va condotto all’unità in Cristo, e tu sei principio e fondamento della Chiesa locale. Perciò la gente ha il diritto di ascoltare da te non solo le norme della legge morale evangelica, ma anche qualche indicazione che serva a dirigere l’attività della comunione fraterna: pure in orientamenti che possano essere opinabili. La Chiesa non esiste e non si attua unicamente sui dogmi e sui comandamenti; ha bisogno anche di programmi che, nella loro semplicità, traducano la sequela Christi. In questo esercizio usa la prudenza che lo Spirito ti dona; consulta i consultandi e i consultabili; ma poi non rimanere nel vago e nel dubbio. Forse non ti seguiranno tutti, ma il cammino cristiano ha anche bisogno di un pastore che impugni talvolta il vincastro, preceda e segni la strada. “Episcopus inde appellatus est, quia superintendit, quia intendendo curat” (S. Agostino). “Devi rendere conto a Dio dei tuoi diocesani” (S. Giovanni Crisostomo).

Chiedi al Signore i carismi più numerosi e più svariati perché lo Spirito animi e sospinga la comunità diocesana cui sei dato come pastore. Chiedi, però, innanzitutto, che i credenti ricevano e gustino la grazia del Signore: l’inabitazione dello Spirito, la trasformazione in Cristo, la lode del Padre.

I carismi sono gratiae gratis datae. Possono, forse, anche essere offerti a persone che non sono del tutto in sintonia con le pulsioni dello Spirito che innestano nel Signore Gesù. E, comunque, hanno sempre bisogno di un vaglio della gerarchia santa – della santa custodia dell’archè -: la quale gerarchia ha il carisma del discernimento dei carismi; e, forse, può essere pure portatrice di qualche carisma che sia utile alla santificazione e al cammino della comunità. Invoca per te e per i tuoi fedeli il carisma – preziosissimo – di riconoscere i limiti dei propri carismi.

Missionario

L’episcopato, don Oscar, non ti esime dalla cura di tutte le Chiese e dalla evangelizzazione del mondo intero. A cominciare dalla diocesi a cui sei destinato. Devi sentirti profondamente grato al Signore Gesù che ha privilegiato te e il popolo di Dio che ti è affidato mediante la fede e la vita di grazia. Esattamente questa consapevolezza del privilegio della pienezza cristiana ricevuta deve spingerti a diventare missionario e a suscitare l’atteggiamento di evangelizzazione nei fedeli che ti hanno come guida.

L’unico salvatore del mondo è Cristo. Noi lo professiamo con intensa commozione. Desideriamo, aneliamo, vogliamo – nel pieno rispetto delle libertà -  che tutti conoscano e accettino l’unica parola e l’unica salvezza offertaci nel Signore Gesù. Occorre che la fede informi la vita. E che l’esistenza umano-divina che ci ha rinnovato si proponga anche ai non credenti espliciti così da metterli in tentazione di aderire a Cristo. Questo intento non metta in parentesi l’equivocità del mondo e, anzi, il suo essere posto nel maligno. Non possiamo convertirci al secolo e inginocchiarci dinanzi a esso. Il mondo va considerato nelle sue meraviglie anche di grazia. Ma attende parole di riprovazione del male, di incoraggiamento e di fiducia. Non possiamo dimenticare che lo Spirito agisce già, prima che noi arriviamo, nel cuore di ogni uomo: anche di chi sembra lontano ed estraneo e persino ostile alla fede.

Occorre saper scorgere le attese che vibrano nell’animo umano – in ogni animo umano – e che dicono ordine, chiedono, esigono di essere colmate nel Signore Gesù. Impegnandoci congiuntamente nella promozione umana come dimensione dell’evangelizzazione.

Due appendici.

Più si sale nella scala dell’autorità e più si vive in solitudine. Don Oscar, perderai degli amici. Sappi lasciarti trovare dall’Amico che non delude e che pervade l’animo. E ti rende capace di paternità e di fraternità.

Bada che ci si abitua a tutto: anche a essere preti; anche a essere vescovi: tieni desta la freschezza della tua consacrazione così da essere stimolo incessante di fedeltà a Cristo e di rinnovamento della Chiesa di Crema come sei stato nella Chiesa di Como.

Maria e i Santi Patroni ci assistano e ci guidino a che Cristo diventi il cuore del mondo redento.

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