Pasqua, disperazione e Novità
Veglia Pasquale nella Notte Santa
Como, Cattedrale, 30 marzo 2002
Proprio nel momento in cui la tenebra scende sul mondo e un ambiguo silenzio ci avvolge e sembra soffocarci.
Proprio quando non c'è più speranza e abbiamo smesso ogni attesa di salvezza e di novità.
Proprio quando la marea montante del male ci raggiunge e ci travolge. Consapevolmente. Lucidamente. Orrendamente.
Proprio quando sembra che non riusciamo più a spremere dal nostro arido spossato cuore un sentimento di pietà e di dolcezza.
Proprio quando siamo come presi dall'agonia della dannazione possibile per ciascuno di noi.
Proprio quando stentano a venire alle labbra le parole di pentimento e di conversione.
Proprio quando Dio appare lontano ed estraneo alla nostra esigenza di salvezza, e Gesù stesso sembra catturato dal nostro universo di colpa e abbandonato al suo fallimento.
Proprio quando non abbiamo più un desiderio da esprimere e la nostra sorte è solitudine derelitta.
Proprio quando il Signore Gesù si mostra come l'icona del fallimento di Dio e del nostro destino di una libertà chiamata a perdersi nell'Infinito fatto Uno di noi.
Proprio quando il problema della redenzione è enigma angosciante sospeso sul nulla e sulla sciagura del nostro esistere.
Proprio quando stiamo recitando il requiem per Dio e per il suo Figlio ammazzato dalle nostre malvagità e liberamente donatosi sino alla fine per amore.
Proprio allora, ci si svela il cardine della fede cristiana: il Signore Gesù che risorge, che compie le profezie antiche e dilata il nostro animo alla meraviglia della sua Presenza che ci accompagna, ci afferra, ci trasforma. Il Battesimo è Cristo che ci vuole suoi. E l'Eucaristia è l'apice dell'unità con Dio e tra noi, che ci viene regalata.
Grazie, Signore Gesù. Aiutaci a essere tuoi, Signore Gesù. Per intercessione della tua e nostra Madre.